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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Allarme suicidi giovanili a Salerno: l'appello di don Rosario e i consigli della psicologa alle famiglie

A percepire il disagio e il malessere di molte famiglie, in particolare, don Rosario Petrone, parroco di Brignano e cappellano del carcere che ha condiviso con noi il suo pensiero sul tema. Interessanti, i consigli della psicoterapeuta Ripa

Ha suscitato profonde riflessioni ed interrogativi, l'ultimo recente dramma consumato nella zona orientale di Salerno, culminato con la morte di un 15enne. Di meno di due settimane prima, il suicidio di un 13enne in via Monti. Tragedie, queste, che hanno ferito l'intera comunità. Per rispetto della privacy delle due giovanissime vittime e delle loro famiglie, invece che proporre dettagli sull'accaduto, abbiamo preferito dar voce ad interessanti osservazioni mirate ad una presa di coscienza collettiva, volta a scongiurare e prevenire nuovi tragici gesti da parte di giovani e non. A percepire il disagio e il malessere di molte famiglie, in particolare, don Rosario Petrone, parroco di Brignano e cappellano del carcere che ha condiviso con noi il suo pensiero sul tema: "Noi sacerdoti abbiamo ascoltato madri preoccupate ed ansiose, in questo periodo di emergenza, per via della gestione della didattica a distanza che ha suscitato in molti genitori frustrazione in chi non è in grado, per svariati motivi, di sostenere il percorso di apprendimento dei figli, in queste modalità virtuali - ha detto don Rosario -  I bambini dal canto loro, che già giocano sempre con cellulari e videogames, ora sono legati a dispositivi didattici quali computer e tablet a orari impensabili e vengono obbligati a svolgere tanti compiti in modo isolato. Non è un modo naturale di fare scuola, senza l'empatia e il contatto umano, senza un sorriso o una battuta: credo sia compito delle scuole andare a studiare e valorizzare la dimensione di un apprendimento più giocoso e accattivamente e meno opprimente per gli alunni che già stanno vivendo un momento difficile, lontano dagli amichetti e in generale privati della loro dimensione sociale e relazionale".

L'appello del parroco alle famiglie

Non possiamo conoscere le situazioni e i disagi specifici dei due ragazzini che hanno perso la vita. Ma l'accaduto fa emergere la fragilità di tanti alunni che spesso trovano in cellulari e giochi al computer quella compensazione affettiva che, al contrario, spetta alla famiglia principalmente, oltre che agli insegnanti.

Anzi, è proprio ai genitori che rivolgo un appello: se notate i vostri bambini sovraccarichi e stressati, spegnete pc, cellulari e altro e dedicate loro tempo per giocare, perchè il bambino ha bisogno del calore umano che solo la famiglia può dargli.

I consigli della psicologa

A sottolineare l'importanza di non lasciare i ragazzi "da soli" e di non sottovalutare il ruolo dello psicologo nei sistemi didattici, intanto, anche la psicoterapeuta sistemico relazionale campana, Serena Ripa:

In questo periodo emergenziale,in cui tutti stiamo sperimentando la mancanza di libertà, la chiusura e il cambiamento delle abitudini, i più piccoli e gli adolescenti sembrano categorie abbastanza trascurate nello sviluppo delle misure di ripartenza. Gli effetti psicologici del lockdown, della riorganizzazione scolastica e dell'assenza di relazioni e contatti de visu sta conducendo a nuove criticità, come purtroppo mostrano i drammatici suicidi avvenuti.

La Didattica e distanza, strumento utilissimo per proseguire la programmazione scolastica, sta facendo emergere problematiche all'interno sia del sistema scolastico sia di quelli familiari; problematiche che prima erano meno note o ristrette ai singoli ambiti rese più affrontabili (in molti casi) dalla possibilità di diversificare esperienze e relazioni. La Dad sta ponendo in modo imperante la questione della performance: bambini e adolescenti sono chiamati ad essere più efficaci ed efficienti che mai, rispondendo a richieste e tempistiche nuove e più pressanti senza la possibilità di ritagliarsi spazi privati di svago, di noia, di relazione. Il ruolo educativo (nell'accezione più ampia) della scuola e quello delle famiglie è messo a dura prova dalle condizioni di chiusura, di difficoltà economica, di confronto con metodologie nuove. Adulti, bambini e adolescenti hanno dovuto giocoforza familiarizzare con tecnologie, tempi e modalità lavorative e scolastiche nuove contribuendo a creare un clima teso e stressante.  Colpa e paura (dei compiti, del fallimento) creano un cortocircuito emozionale dell'adolescente che non trova spazio nelle relazioni; questo in aggiunta alle difficoltà comunicative che spesso nei sistemi familiari creano disagi e problematiche relazionali che il lockdown può aver acuito. Gli insegnanti, così come i genitori, sono chiamati a dare spazio al mondo emotivo dell'adolescente già di per sè complesso e mutevole, per permettere un giusto incanalamento delle energie. L'apprendimento, del resto, per essere durevole ha bisogno di emozioni, e di relazioni. E se ora l'emergenza ci vieta le seconde, possiamo senz'altro curare le prime nei loro aspetti di fiducia, incoraggiamento e crescita. 

Insomma, secondo la dottoressa "emerge la necessità di implementare il contributo psicologico nei contesti di apprendimento: lo sguardo dello psicologo, vissuto per lo più come perturbante e indagatore, è spesso la chiave per permettere un ascolto professionale e competente ai diversi protagonisti (docenti, collaboratori, alunni e famiglie)". Puntando i riflettori "sull'emotività, bloccata e collassata dal bisogno di efficienza e dall'angoscia della prestazione, che viene sostituita dalla tecnica, coprendo quei vuoti emotivi e relazionali che possono trasformarsi in voragini impossibili da colmare", in conclusione, lo psicologo, secondo Ripa, non può e non deve essere relegato allo studio privato, "ma va incluso nei sistemi sociali, educativi e lavorativi per permettere uno sguardo di cura più ampio".

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