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Cronaca Angri

Angri, diffamazione in consiglio comunale: gip archivia le accuse contro Pasquale Mauri

La vicenda nacque a seguito della denuncia presentata da un consigliere di maggioranza, che accusò l'ex sindaco di averlo diffamato durante la seduta d'assise. Per la procura, e ora per il gip, fu solo "critica politica"

Diffamazione in consiglio comunale: il gip Giovanna Pacifico archivia definitivamente la posizione dell'ex sindaco Pasquale Mauri. Come già richiesto dalla procura, il giudice ha chiuso il procedimento, riconducendo il tutto al classico dibattito politico. Nella richiesta di archiviazione e dunque, della non configurabilità di alcun reato penale, il pm Ernesto Caggiano scrisse che l’ex primo cittadino e oggi leader dell’opposizione in consiglio comunale, aveva esercitato solo «critica politica». A fare da sfondo la seduta di consiglio del 10 febbraio scorso, con un botta e risposta tra l’ex sindaco, formalmente indagato a seguito di una denuncia, e il consigliere di maggioranza di Grande Angri, Massimiliano Sorrentino. Nei riguardi di quest’ultimo, Mauri disse durante il dibattito le seguenti frasi: «Non ho mai avuto un fratello che gestisce di fatto l’ufficio Urbanistica del comune di Angri. Un assessore che fa riferimento a questo dipendente che ormai è il sindaco in pectore. Infine l’unico costruttore, che lavora che fa riferimento al consigliere Sorrentino». 

Sorrentino replicò dicendo: «Mio fratello è impiegato dal Comune da venti anni e non ha mai ricoperto funzioni di responsabile. Pertanto, i presunti e inesistenti collegamenti richiamati dal consigliere Mauri tra la mia ditta e l’ufficio tecnico costituiscono grave offesa alla mia onestà e professionalità». La querelle proseguì durante la seduta d'assise, con botta e risposta da ambo i lati. Sull'episodio anche il sindaco Cosimo Ferraioli promise di segnalare tutto alla magistratura. Ma per la procura e il gip non vi fu nulla di penalmente rilevabile, ma solo dibattito politico senza scopi "diffamatori". Mauri, in sostanza, si limitò ad «esercitare il proprio esercizio legittimo di cronaca e critica politica, diritto da considerarsi particolarmente ampio in considerazione del particolare luogo le cui condotte si verificavano, ossia all’interno della seduta del Consiglio Comunale del 10 febbraio 2016».

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