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Cronaca Angri

Angri, estorsione con metodo mafioso sui cantieri: muti gli indagati

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere due delle quattro persone finite in un'indagine dell'Antimafia di Salerno per estorsione ad imprenditori edili ed immobiliari. Alcuni degli indagati vicini all'ex clan Fontanella

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere due delle quattro persone finite in un'indagine dell'Antimafia di Salerno per estorsione ad imprenditori edili ed immobiliari. Sono i due finiti agli arresti domiciliari, Aldo Fluido Esposito, difeso dall'avvocato Giuseppe Fedele e Giovanni Galasso, di 30 anni. In carcere invece erano finiti Marzio Galasso, 54enne di Sant'Antonio Abate ma residente ad Angri e Aniello Bruno, di 49 anni. L'indagine della Dda, avviata lo scorso febbraio, era partita dopo l'esplosione di un ordigno in un cantiere edile di Sant'Egidio del Monte Albino, dove stava sorgendo un centro medico polispecialistico. Alla base di quell'atto intimidatorio vi sarebbe stata una richiesta estorsiva. Sia per l'impresa esecutrice dei lavori che per l'imprenditore committente. La somma si aggirava intorno ai 100mila euro

Richiesta anticipata attraverso visite di alcuni degli indagati, qualche volta armati, presso i luoghi di lavoro. "Siamo del clan Galasso-Fontanella", "Mi devi dare un regalo", avrebbero detto alle persone destinatarie delle richieste di soldi. Nel mirino ci finirono anche due imprese di costruzione, impegnate ad Angri, nella costruzione di un cavalcavia ferroviario. Altre cinque persone furono denunciate in stato di libertà. Tra gli episodi ricostruiti, anche il ritrovamento di un ordigno trovato e non esploso. In un caso, usare una bomba fu riferito con un messaggio criptico facendo riferimento al "Fuoco di San Giovanni". Forse per richiamare il santo patrono ad Angri. La Dda contesta anche la disponibilità di armi, che uno degli indagati - a sua volta citato da Alfonso Loreto in un verbale come rifornitore ufficiale - avrebbe rappresentato agli attuali indagati
 

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