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Cronaca

Ancora nessun nome alla giovane migrante morta: l'appello di don Marco Russo

Don Marco: "Perdonami se ancora oggi a distanza di tre mesi non sono riuscito a destare il sonno dei giusti. E perdonami se ora invece cercherò ancora una volta ora a svegliare la coscienza di un giusto"

"Marittima”: questo il nome che si legge sulla targhetta che le è stata assegnata. Chi sia stata, non lo sa ancora nessuno: il suo corpo, dimenticato dal 5 ottobre del 2016, resta nella cella frigorifera dell’ospedale Ruggi d’Aragona.

La giovane africana annegata tra le onde del Mediterraneo, non ha mai ricevuto degna sepoltura. Sbarcata in un telo a Salerno durante uno dei tanti approdi di migranti, la donna continua a non essere riconosciuta da nessuno. Così, dopo 21 mesi, don Marco Russo direttore della Caritas di Salerno ha diffuso una lettera, anche attraverso i social, allo scopo di sensibilizzare la cittadinanza. Da leggere.

Lettera a una “Marittima”

Si così ti hanno chiamata da quel 5 ottobre quando giunta tra noi al termine di un cammino di speranza, di attesa e di futuro radioso ti hanno prima raccolta e poi data come bara una cella fredda ma che dico congelata in un bianco e anonimo obitorio dell’ospedale di Salerno. Quando ho letto di te e perdonami forse quel giorno al porto c’ero anch’io e preso dai vivi tu sei passata nel silenzio di tutti noi, non avevi disturbato e continui a non disturbare il sonno dei giusti di questa terra.

Perdonami se ancora oggi a distanza di tre mesi non sono riuscito a destare il sonno dei giusti. E perdonami se ora invece cercherò ancora una volta ora a svegliare la coscienza di un giusto che sia ancora sulla terra.

E sì che voglia nella burocrazia del mondo e nel dormiveglia di chi non vuole essere disturbato un risveglio e un sussulto di amore che dico almeno di una giustizia di chi non vuole più essere svegliato “nel buio della notte” e ti dona quel degno riposo e sepoltura che si deve ad ogni uomo, donna, che venga dal nord o dal sud ma che non perde l’essere figlia di una madre che piange una figlia che non c’è più e che non porterà mai un fiore sulla sua tomba perché da oggi continuerai ad essere “la marittima del 5 ottobre e che attende la data della sepoltura per dare senso a un suo passaggio su questa terra.

Grazie cara marittima mi ricordi oggi che sono ancora un uomo, un sacerdote e sì anche un Figlio di Dio, del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. E che un sussulto di umanità ancora alberga nel cuore di una umanità preoccupata a creare muri, alzare torri, ma costruire piazze e spiagge dove anche tu un giorno sei partita e non calpesterai più perché siamo preoccupati a difendere più che accogliere, ad accumulare più che condividere, a difendere la razza e non il dono di una terra che mi è data in consegna e che dovrò lasciare ad altri. Un giorno non su questa terra, ma lì nel regno dove ogni uomo vive la gioia dell’Eterno ti riconoscerò come Figlia del nostro Dio. Ciao

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