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Cronaca

Il castello del boss Galano gestito dalla moglie: la Cassazione conferma la confisca

Stiamo parlando del castello di Miasino, situato in provincia di Novara e costruito tra il 1867 e il 1889 come residenza di famiglia dei baroni Solaroli sul Lago d’Orta

E’ stato per molti anni il simbolo della camorra. In particolare del boss Pasquale Galasso che lo acquistò negli anni ’80, prima cioè che fosse arrestato, nel maggio del 1992, in un blitz tra Sarno e Palma Campania. E, ovviamente, prima di decidere di diventare un collaboratore di giustizia.

La storia

Stiamo parlando del castello di Miasino, situato in provincia di Novara e costruito tra il 1867 e il 1889 come residenza di famiglia dei baroni Solaroli sul Lago d’Orta. Un maniero che Galasso e la sua famiglia - rivela La Città - hanno cercato in tutti i modi di difendere dai sequestri e dalle confische. Ma pochi giorni fa l’ultimo tentativo giudiziario è andato in fumo. Il castello doveva essere confiscato, hanno sentenziato i giudici della Corte di Cassazione, respingendo così il ricorso della moglie dell’ex boss, la signora Grazia Galise che aveva chiesto di annullare un’ordinanza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Salerno nel marzo dello scorso anno.

Il bene venne confiscato nel 2007. Dopo pochi mesi, però, il Tribunale di Napoli lo dà in gestione alla “Castello di Miasino srl”, una società di organizzazione di eventi e cerimonie. Una società, però, dietro la quale c’era la moglie di Galasso, la signora Galise, appunto. Otto anni dopo è l’Agenzia delle Entrate ad accorgersi che dietro quel passaggio di mano c’è qualcosa di strano. I coniugi Galasso, infatti, erano usciti dalla porta principale e rientrati dalla finestra, rimanendo di fatto i gestori del bene.

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