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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Cava de' Tirreni

Cava, l'urlo del "boss" Dante Zullo dal 41 bis: "Stanco delle bugie su di me"

Il processo è agli sgoccioli. Ieri mattina il collegio ha registrato diverse dichiarazioni spontanee, con l'esame del funzionario comunale di Cava sulle autorizzazioni per la "Festa della Pizza"

«Io sono amante della verità, non mi piacciono le bugie, non si possono dire»: queste le parole di Dante Zullo, indicato quale "boss" dalla Dda di Salerno, come referente dell’omonimo clan, riferite ieri mattina durante il processo che imputa rapporti con la politica ed egemonia territoriale nella zona metelliana. Collegato in videoconferenza, Zullo si trova in regime di 41 bis. Ha rivendicato la sua contrarietà alle bugie, chiedendo la revoca del carcere duro: «Le falsità non si possono dire, non ho ingannato nessuno nella mia vita, vogliono darmi quest’associazione, ma io che devo fare al 41, che mi tengono a fare così, non posso fare niente. Se qualcuno dice bugie per salvarmi, io dico comunque la verità».

Il resto dell'udienza

Il processo è alle battute finali: altre quattro udienze per chiudere l'istruttoria. Ieri mattina, il collegio ha registrato le dichiarazioni spontanee di V.P. , che ha riferito di conoscere Zullo, spiegando di aver subito una truffa dall’attuale collaboratore di giustizia G.S. , imprenditore nel settore del commercio di auto: «Con Zullo condividiamo la passione per i cavalli, G.S. mi assunse e per la festa della pizza, che fu una mia idea, avemmo il benservito. Per la festa mi sono scontrato con l’assessore Polichetti, perché lui non voleva». Ancora, il tribunale ha sentito come testimone un avvocato e collega di partito di Polichetti: «L’assessore Polichetti mi chiedeva consiglio, in particolare ricordo che era contrario alla festa della pizza». Tra le dichiarazioni spontanee sono state ascoltate anche quelle di D.M. , imprenditore della boutique del pane, che ha ricordato il suo comportamento dopo ben tre attentati subiti: «Ho lavorato per raggiungere i risultati delle mie attività - ha detto - se ero un delinquente avrei chiesto aiuto all’associazione, non avrei chiamato le forze dell’ordine». E ancora, di A.S. , che chiesto di essere spostato all’interno della regione, per la sua restrizione vigente degli arresti domiciliari, alle prese con difficoltà economiche.

L'esame del funzionario

E' toccato poi al funzionario comunale A.T.  , riferimento del settore tributi al comune di Cava de’ Tirreni, raccontare e chiarire quanto avvenne sulle pratiche della "Festa della pizza”, per la cui organizzazione sarebbe stata favorita una compagine vicina proprio a Zullo, "in cambio di voti". Questo almeno secondo il prospetto accusatorio, con protagonisti Zullo e l'ex assessore Polichetti. «Nel fascicolo dei documenti c’era la richiesta autorizzazione per occupazione suolo pubblico per la festa», ha spiegato, «evidentemente all’ufficio protocollo era stata smistata a me che non me ne occupo. Chiamai immediatamente l’ufficio cultura perché era del tutto inusuale, io non rilasciavo, col mio ufficio, alcuna autorizzazione». Tra le accuse del processo, oltre allo scambio politico mafioso, anche usura, estorsione e spaccio, fino all'associazione di stampo mafiosa. Sono 34 gli imputati. 

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