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Cronaca

Inchiesta Consip: indagato capitano del Noe con un trascorso nell'Agro Nocerino

Il militare, Gianpaolo Scafarto, è accusato di falso aggravato. Stabiese di nascita, è stato tenente a Scafati e poi comandante presso il reparto territoriale di Nocera Inferiore. Avrebbe manipolato il contenuto di alcune intercettazioni

Inchiesta Consip: indagato con l'accusa di falso aggravato il capitano dei carabinieri del Noe, Gianpaolo Scafarto. Il militare, con un trascorso nell'Agro Nocerino Sarnese (dopo essere stato tenente a Scafati, ha guidato per anni insieme al colonnello Massimo Cagnazzo e poi al maggiore Gianfilippo Simoniello il reparto territoriale di Nocera Inferiore), è comparso ieri pomeriggio davanti ai pm titolari dell'indagine concentrata su un giro di tangenti tra l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo (in carcere con l'accusa di corruzione) e i committenti pubblici di servizi della Consip. Nell'inchiesta c'è anche il padre dell'ex premier Matteo Renzi, Tiziano, anch'egli denunciato per traffico di influenze illecite, perchè ritenuto essere l'elemento di raccordo. Nel mirino dei magistrati romani - che hanno di fatto preso il fascicolo dai colleghi di Napoli dopo una fuga di notizie - c'è un numero di commesse milionarie affidate alla Consip, centrale unica degli acquisti della pubblica amministrazione. Secondo le accuse, Romeo avrebbe pagato grosse somme di denaro per ottenere alcune di quelle forniture, come per la gestione di palazzi istituzionali nella capitale. Il valore è attestato sui 600 milioni di euro. Il carabiniere è assistito e difeso dall'avvocato del foro di Salerno, Giovanni Annunziata. Stando alle accuse, avrebbe manipolato delle intercettazioni. Nel dettaglio, dagli ascolti effettuati negli uffici della Romeo Gestioni, sarebbe emersa fuori una frase attribuita all'imprenditore napoletano - nella quale si faceva riferimento ad un incontro con Tiziano Renzi - ma in realtà pronunciata dall'ex collaboratore di Romeo, Italo Bocchino. Falsa, secondo la procura capitolina, anche la circostanza secondo cui non meglio precisati appartenenti ai Servizi avrebbero pedinato i carabinieri del Noe durante le indagini su Romeo

"Nella qualità di pubblico ufficiale - si legge nell'invito a comparire - redigeva un'informativa nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito di indagini esperite". In particolare, durante l'attività dei carabinieri nel recupero a Roma di "pizzini" scritti nell'ufficio dell'imprenditore Romeo, dopo "aver affermato che durante lo svolgimento dell'indagine 'lo scrivente ed altri militari di questo comando hanno il ragionevole sospetto di ricevere attenzioni da parte di qualche appartenente ai servizi' a conforto di ciò indicava, tra l'altro, la presenza di una vettura sospetta il cui conducente risultò poi essere identificato come autista dell'Opera Pia stabilimenti spagnoli in Italia" e residente a pochi metri dal luogo di parcheggio della vettura. Davanti ai pubblici ministeri, il militare si è avvalso della facoltà di non rispondere. Riservandosi - in accordo con il suo avvocato - di presentare nuova richiesta formale di interrogatorio, strettamente legata all'approfondimento delle carte investigative nelle mani della Procura di Roma. 

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