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Cronaca

Il salernitano Luca Marrazzo da Londra: "Io, neopapà ai tempi del Covid-19"

Il giovane di Salerno, di professione digital marketing, vive e lavora da cinque anni nella capitale del Regno Unito e da pochi giorni è diventato genitori di un bellissimo bimbo di nome Alexander

Da cinque anni vive e lavora a Londra e da pochi giorni, in piena emergenza Coronavirus, è diventato papà di un bellissimo bambino di nome Alexander (Alessandro). Lui è Luca Marrazzo, digital marketing originario di Salerno, che abbiamo contattato per farci raccontare come sta trascorrendo questo periodo particolarmente difficile lontano dalla sua città e soprattutto dalla sua famiglia.

Come stai vivendo questa epidemia a Londra?

Nonostante la gravità della situazione, la percezione di uno Stato efficiente ed organizzato ha attenuato il senso del pericolo. Nel momento in cui ci è stato chiesto di isolarci ed evitare contatti sociali, la risposta è stata immediata e lo Stato ha tempestivamente messo in atto la macchina statale per provvedere con informazioni ed iniziative volte a tutelare il cittadino e le attività commerciali. Il governo ha inviato SMS a tutti i residenti con istruzioni da seguire ed istituito fin da subito una pagina governativa per spiegare cosa fare e come comportarsi. Lo stesso anche ospedali e centri medici, la capillarità delle informazioni e la diligenza nell’osservare le regole ha attenuato il senso del pericolo.

Lì qual è la situazione? Ci sono molti contagi e decessi?

Purtroppo nonostante le misure messe in atto – ad altri sta giudicarne l’intensità – contagi e decessi non accennano ancora a diminuire.

Come stai trascorrendo le giornate? Anche lì, come in Italia, ci sono molte restrizioni?

Diversamente dall’Italia le misure non sono restrigenti come quelle imposte in Italia. E’ ancora permesso uscire per un’ora di attività fisica. Tutte le attività commerciali però sono chiuse, fatta eccezione per pochissime realtà che comunque osservano regole stringenti, come per esempio non ammettere più di 6 persone all’interno dell’esercizio commerciale nello stesso momento e offrono gel antibatterico e viene rispettata la social distancing.  Per fortuna sia io che la mia compagna lavoriamo da casa, il che ha attenuato la sensazione di isolamento e ci mantiene impegnati durante le giornate.

Dall'Italia si ha avuto la sensazione che il pericolo dell’epidemia in Inghilterra, almeno inizialmente, sia stato avvertito in ritardo.

Ammetto di aver avuto la stessa sensazione. Quello che accadeva in Italia sembrava anni luce lontano da quanto stava accadendo in Europa e da noi.

Sei in contatto con Salerno?  Cosa ti raccontano le persone con le quali parli?

Sono sempre rimasto in contatto con la mia terra e la mia famiglia. Per fortuna la città di Salerno conta numeri veramente contenuti quindi dal punto di vista sanitario la preoccupazione è ancora al minimo. Per quanto riguarda, invece, l’emergenza sociale e del tessuto lavorativo, c’è molta più preoccupazione. Nonostante la buona volontà e l’impegno di alcune figure politiche, lo Stato italiano non è mai stato affidabile.

Sei diventato papà in piena emergenza Covid-19. Come avete vissuto tu e la tua compagna le ultime settimane di gravidanza? Avete avuto paura?

Apprensione, soprattutto nelle ultime settimane, c’è stata. Ma l’organizzazione ospedaliera ci ha tranquillizzati molto e non posso dire che io e la mia compagna Marie abbiamo avuto paura.

In ospedale, con l'emergenza sanitaria in atto, come siete stati assistiti?

L’assistenza del University College of London Hospital, uno dei migliori centri qui a Londra, è stata all’altezza della situazione. Per limitare i casi di contagio hanno limitato gli accessi, ho potuto visitarla soltanto il giorno del parto.

Qual è la prima cosa che farà alla fine di questa epidemia?

Visitare i nonni!

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