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Cronaca

Tagli ai disabili, le associazioni attaccano la Regione. Ma Caldoro le smentisce

Il governatore: "Come amministrazione abbiamo dato al settore della disabilità oltre 25 milioni di euro in più in tre anni. Anzi, è l'unico settore al quale abbiamo dato più risorse"

E’ guerra aperta tra alcune associazioni di riabilitazione e l’amministrazione regionale su un accordo che sarebbe stato siglato da Palazzo Santa Lucia con diverse strutture minoritarie del settore, senza la condivisione delle altre, che non garantirebbe tutte le prestazioni riabilitative autorizzate dalla Regione. Secondo tali associazioni di categoria da domani 2 milioni e 800 mila prestazioni di riabilitazione ai disabili potrebbero non essere più garantite e 42 mila disabili potrebbero trovarsi senza prestazioni di semiconvitto, 20 mila bambini senza trattamenti di riabilitazione, con 3500 lettere di licenziamento collettivo e 2 mila disdette di contratti con professionisti. Da qui l’annuncio di una manifestazione di protesta per il 22 maggio a Napoli, in via Partenope.

Insomma, un vero e proprio caos nel comparto socio-sanitario che però viene smentito, carte alla mano, dal presidente della Regione Stefano Caldoro: “Accuse false, falsissime. Come Regione  – ricorda – abbiamo  dato al settore della disabilità oltre 25 milioni di euro in più in tre anni. Anzi, è l’unico settore al quale abbiamo dato più risorse. Chi non fa ciò che deve sono spesso i Comuni, compreso quello di Salerno, che non riescono a finanziare ciò che compete loro. Per noi invece la disabilità è sempre stato un tema centrale ed è l’unico fondo che non è stato ridotto ma anzi incrementato. Si potrebbero commissariare gli inadempienti?".

Secondo il governatore “i piani d’ambito vengono commissariati e noi abbiamo una vigilanza assidua sulle strutture. Ma non possiamo prendere le risorse dal bilancio dei Comuni, se non le hanno o non le vogliono dare. Li possiamo responsabilizzare, ma nel frattempo la Regione si è già mossa mettendo in campo 25 milioni in più. Chi si lamenta - conclude Caldoro - sono gli imprenditori della sanità che allarmano le famiglie, ed è una cosa che non si deve fare”.

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