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Cronaca Fisciano

Rapinato, picchiato e sequestrato in canonica: albanese verso il processo

La vittima è don Antonio Pisani, parroco della chiesa di Sant'Anna, a Fisciano, che fu sequestrato e picchiato la sera del 18 dicembre 2015 da due rapinatori. Riuscì a liberarsi, riuscendo a fuggire. La procura ha chiesto ora il processo per un albanese

E' atteso da un processo l'albanese Jakimi Ardit, 25enne accusato di aver sequestrato e rapinato don Antonio Pisani nella chiesa Sant'Anna, la sera del 18 dicembre 2015. Quella sera, il sacerdote era uscito dalla casa canonica per riattivare la caldaia, finendo colpito alle spalle da un giovane, in compagnia di un'altra persona. L'arma utilizzata fu un grosso cacciavite. Poi lo trascinò all'interno, legandogli le mani dietro la schiena con la cintura di un accappatoio, puntandogli una pistola alla tempia e minacciandolo di morte se avesse aperto bocca. Dopo poco, si impossessò di 300 euro in contanti, 3 orologi da polso, un calice e alcune medaglie in argento. Lo straniero è accusato di rapina aggravata, lesioni e sequestro di persona. 

Le indagini per individuare il colpevole furono condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno. Il prete riuscì a liberarsi dalla corda, ma per evitare di uscire dalla porta si calò giù dalla finestra del bagno, per poi chiedere aiuto ad alcuni amici in paese. Fu poi accompagnato in ospedale, a causa di diversi ematomi che aveva riportato sul viso a seguito della colluttazione con lo straniero. I carabinieri, durante le indagini, trovarono una pistola sul tavolo, sequestrata dalla scientifica, che avviò tutti i rilievi del caso per individuare gli autori della rapina. L'uomo è atteso dalla pronuncia del gip Giovanna Pacifico, dopo la richiesta di rinvio a giudizio della procura. Ha diversi precedenti, avendo anche fatto parte di una spietata banda di rapinatori che dal napoletano, faceva razzia di ville e abitazioni tra la Campania e la Basilicata. Dopo alcuni mesi, la Procura di Nocera Inferiore lo individuò, notificandogli un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, a Poggioreale, dove era rinchiuso per altri motivi

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