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Cronaca Nocera Inferiore

"Falso" in cartella per evitare responsabilità sulla morte: il giudice assolve ma ordina nuova indagine

I due medici imputati, secondo l'accusa, avrebbero compilato una falsa cartella clinica per evitare responsabilità sul decesso di Giuseppe Angrisani, morto dopo le dimissioni dall'ospedale il 30 ottobre 2006

Assolti dall'accusa di falso in atto pubblico perchè il fatto non sussiste: è la sentenza di qualche giorno fa emessa dal collegio del tribunale di Nocera Inferiore per i medici del reparto di otorinolarigoiatria dell'Umberto I, Paolo Angrisani e Remo Palladino. Sentenza di non luogo a procedere, invece, per il reato di violenza privata nei confronti di un collega dei due imputati. La genesi del processo matura nel 2006 e la denuncia, con tanto di inchiesta, nel 2008. I due - secondo l'accusa - avrebbero compilato una falsa cartella clinica per evitare responsabilità sul decesso di Giuseppe Angrisani, morto dopo le dimissioni dall'ospedale il 30 ottobre 2006. I due avrebbero rimosso dalla cartella i fogli relativi al diario clinico dei giorni 27,28,29 e 30 ottobre 2006, sostituendoli con un altro foglio dove non risultava la richiesta di esami ematochimici e di consulenza internistica disposta da Casillo, un altro dirigente di reparto. E parte offesa nel processo, essendo stato costretto ad annotare - secondo il teorema del pm - in corrispondenza della data del 28 ottobre 2006 l'esito negativo per l'esame, con la dicitura "Controllo clinico regolare".

La nuova indagine

Oltre ad aver praticato esami ematochimici invece del sollecito per una consulenza internistica. In quel foglio c'erano indicati controlli con tanto di dicitura "svolti" proprio da Palladino e Angrisani. Di violenza privata rispondeva invece solo Palladino. Casillo, in pratica, sarebbe stato costretto a scrivere la falsa annotazione nella cartella clinica, con tanto di minacce di ripercussioni professionali. Il caporeparto avrebbe disposto un ordine di allontanamento dal reparto e dalle attività chirurgiche, con valutazione negativa delle sue condotte professionali. Inoltre, lo avrebbe costretto a turni di lavoro stressanti, fornendogli poi incarico di responsabile dell'ambulatorio senza fornirgli il necessario supporto. Privandolo, infine, del personale adeguato con la revoca finale dell'incarico per contestazioni disciplinari. Dopo la sentenza, i giudici hanno tuttavia inviato gli atti alla Procura per alcune dichiarazioni dello stesso Casillo, per periodi successivi a quelli contestati nel processo. E sempre con l'accusa di violenza privata. Disponendo, di fatto, una nuova indagine

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