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Cronaca Nocera Inferiore

Nocera Inferiore, "scandalo Fosso Imperatore": raffica di assoluzioni e 2 condanne

Otto anni dopo l'indagine condotta dalla Guardia di Finanza, il collegio giudicante ha definito la posizione di 25 imputati e 16 aziende, con accuse che andavano dalla truffa aggravata, associazione a delinquere, false fatturazioni e bancarotta

Termina con una raffica di assoluzioni (19), diverse prescrizioni e due sole condanne il processo in primo grado per lo scandalo di Fosso Imperatore. Otto anni dopo la maxi indagine condotta dalla Guardia di Finanza, il collegio del presidente Domenico Diograzia ha definito la posizione di almeno 25 imputati e 16 aziende, con accuse che andavano dalla truffa aggravata, associazione a delinquere, false fatturazioni e bancarotta. Le uniche due condanne sono per L.M., ex presidente della Camera di Commercio di Firenze, la cui pena decisa dai giudici è di due anni di reclusione. Lo stesso è stato assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta. E per P.C, imprenditore di Padova, assolto anche lui dalla bancarotta ma condannato a 4 anni di reclusione. Per tutti e due vi è anche l’inabilitazione all’esercizio di impresa per 10 anni. Periodo nel quale non potranno svolgere alcun ruolo direttivo presso qualsiasi società.

Assolti invece con formula piena e perchè il fatto non sussiste il resto degli imputati: Fabio Borrelli, il "re" delle camicie, E.G,, Angelo e Gianluca Rainone, Gaspare Pioggibico, Enrico Manzo, Umberto Navarra, Andrea Riccobene, Francesco Porcino, Massimo Pragliola, Antonio Chiantese, Palo Laino, Luca Caprai, Enrico Formicola, Dario Salvi, Piero Tomassini, Nicola Salsano, Nicola Alfano e Massimo Severini. I giudici hanno poi ritenuto responsabili di illeciti amministrativi due società che pagheranno una sanzione (52.000 e 39.000 euro) oltre al divieto di pubblicizzare beni o servizi per sei mesi. Le indagini condotte dal sostituto procuratore Roberto Lenza risalgono a fatti consumati nel 2007, con uno sviluppo nel 2009 grazie al blitz delle fiamme gialle. Il processo si aprì nel 2013, concentrato su un presunto danno di tipo industriale collegato alla dilapidazione di grosse risorse messe a disposizione dello Stato: circa 56 milioni di euro. Soldi che servivano a rilanciare l’attività produttiva a Nocera Inferiore dopo la chiusura della Manifattura cotoniere meridionali. L’impianto accusatorio parlava di imprenditori, commercialisti e consulenti impegnati a consumare una frode ai danni dello Stato, con il beneficio di finanziamenti con i quali furono acquistati capannoni e disposti ampliamenti ritenuti fittizi, con tanto di fatture gonfiate. Le motivazioni della sentenza del collegio saranno depositate entro novanta giorni. 

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