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Cronaca Nocera Inferiore

Nocera Inferiore, trovato con una pistola: patteggia una pena di 2 anni e 8 mesi

Mario Sarno fu trovato in possesso di una pistola, qualche ora dopo l'agguato di fuoco all'esterno della palestra Pentawordl. Estraneo a quei fatti, ha patteggiato di recente una condanna davanti al giudice per detenzione di arma clandestina

Una delle prime potenziali vittime, seppur mancate, della guerra tra bande che seminò il terrore tra settembre e ottobre scorso, a Nocera Inferiore, è stata condannata. Si tratta di Mario Sarno, 28enne nocerino con diversi precedenti, che ha patteggiato giorni fa davanti al giudice una pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione. Il motivo è riconducibile al solo possesso di una pistola clandestina. Il giovane fu arrestato dagli uomini del commissariato di polizia la sera del 25 ottobre, qualche ora dopo il brutale agguato a colpi di proiettili consumato da una banda di sconosciuti in via D’Alessandro, nei pressi della palestra "Pentaworld". Dopo i rilievi eseguiti all’esterno dell’attività, la polizia nocerina e la Mobile di Salerno diedero corso ad una serie di perquisizioni domiciliari nei confronti di diversi pregiudicati del posto. Molti non furono trovati nelle proprie case, risultando irreperibili. Nei confronti di Mario Sarno, invece, la perquisizione ebbe esito positivo. Il giovane aveva con se una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa. Non seppe dare alcuna giustificazione sul possesso di quell’arma, a causa della quale fu poi tradotto in carcere. Seppur non raggiunto da alcuna misura cautelare nella maxi indagine dell’Antimafia, «Un’altra storia», che concentrava le sue attenzioni sugli elementi interni a tre presunte bande criminali attive in città, il nome di Mario Sarno compare almeno due volte nelle oltre mille pagine redatte dal pm della Dda, Vincenzo Senatore.

Cugino di Marco Iannone (il giovane gambizzato a settembre e poi arrestato per la sparatoria all’esterno della palestra ad ottobre), il profilo del 28enne emerge in una prima informativa dei carabinieri il 5 settembre 2016. Quel giorno, poco dopo le 18.30, i carabinieri si recano in via Urbulana, cuore del quartiere Piedimonte, perché su un portone in legno erano stati esplosi 9 proiettili da una calibro 9. Da quel portone si accede al domicilio di Mario Sarno. Qualche ora prima, a ridosso dell’abitazione dei fratelli De Napoli, erano stati esplosi altri colpi di pistola. Da intercettazioni e testimonianze, i carabinieri provano a ricostruire quegli eventi che daranno il via ad una guerriglia urbana, scoppiata dopo la gambizzazione di Marco Iannone, avvenuta il 4 settembre. L’agguato ai fratelli De Napoli (in particolare ad Antonio) altro non avrebbe rappresentato che la vendetta per il ferimento di Iannone. Secondo la Dda, eseguito per mano di Antonio De Napoli. A rispondere al fuoco, con proiettili esplosi sulla porta d’ingresso dell’abitazione dei due fratelli, oltre a Iannone, gli inquirenti annotano in un’altra informativa che «molto probabilmente» a prendere parte a quell’agguato vi fosse anche Mario Sarno. Il cui portone di casa sarà crivellato di colpi, appena un’ora dopo. Difeso dall’avvocato Bonaventura Carrara, il 28enne fu arrestato più di un mese dopo, nella sera che vide la polizia estendere le sue ricerche su tutto il territorio per individuare gli autori della sparatoria all’esterno della palestra (due saranno arrestati dopo poco). Giorni fa la condanna per il possesso di quella pistola, sulla quale la balistica eseguì controlli per rinvenire tracce che la collegassero ai fatti di fuoco dei mesi precedenti.

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