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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Nocera Inferiore

"Confessa la rapina o ti uccido": il retroscena dietro la rapina all'Isolotto

Il Riesame di Salerno ha accolto la richiesta della procura, disponendo i domiciliari per i tre giovani rapinatori. Dalle indagini emerge la minaccia fatta ad uno dei tre, per scagionare due ragazzi arrestati in precedenza ma innocenti

Il Riesame di Salerno ha disposto gli arresti domiciliari per tre giovani accusati della rapina al bar "Isolotto", lo scorso 30 gennaio 2016. Nelle carte della Procura c'è un retroscena: la minaccia fatta ad uno dei rapinatori nel confessare tutto agli inquirenti, avendo i carabinieri arrestato in precedenza due persone innocenti. Il colpo fruttò 800 euro in contanti e dei gratta e vinci da 3000 euro. Le indagini partirono da un dialogo intercettato dai carabinieri tra il titolare dell'attività e un parente di uno dei tre indagati, che riferirono della visita di un presunto "capozona" di Nocera Inferiore che voleva conoscere l'identità dei rapinatori: «Disse vieni da me, me la vedo io, tu non ti devi muovere proprio». Per la rapina furono arrestati Camillo Fedele (vicino al gruppo coinvolto nell'indagine Dda dei fratelli Michele e Luigi Cuomo) e Antonio Oliva. Gli abiti trovati in casa loro furono ritenuti compatibili con quelli captati nelle immagini video del bar. Dopo qualche settimana però, alla polizia si presentò un giovane. Consegnò un piumino, scarpe e orologio, confessando di essere l'autore del colpo. Fece i nomi anche degli altri due complici. Uno dei tre era il palo

Quando i tre furono portati in caserma, i carabinieri li intercettarono in ambientale scoprendo l'esistenza di un "patto". «Ci dobbiamo prendere le conseguenze, se acchiappano uno di noi..». «Che ti hanno messo qualche ricetrasmittente, sei infame, stai parlando assai». «Traditore di merda». Sentiti a verbale, i ragazzi dissero di non frequentarsi, ma di conoscersi. Ma le indagini dei carabinieri di San Valentino Torio guidati dal comandante Gennaro Corvino accertarono il legame tra i tre, grazie ad un episodio "inquietante". Una sera, uno dei due fece salire a bordo di un'auto una prostituta. Gli altri due erano nascosti nel cofano, quando ad uno scappò un colpo di tosse. La donna fuggì spaventata. Poi emerse anche la minaccia, rivolta al ragazzo che aveva deciso di costituirsi e riferita ai militari dal complice: "Mi disse di essere stato avvicinato da persone importanti di Nocera che gli avrebbero detto di confessare la rapina, altrimenti lo avrebbero ammazzato o, quantomeno, di versare 20.000 euro". Il ragazzo costituitosi invece, spiegò anche i dettagli della rapina. Con lui e il complice a fare diversi giri nel parcheggio, prima di agire. L'arma utilizzata fu una pistola "giocattolo", a dire del giovane, ma dalle immagini emerse che la pistola invece fosse vera. Fu "scarrellata" davanti al titolare per intimorirlo. Il cerchio si è chiuso due giorni fa, con gli arresti domiciliari per i tre rapinatori

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