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Cronaca Nocera Superiore

Nocera, violenza fisica contro la compagna ma viene assolto: "Non è imputabile"

Dovrà restare per un anno in una Rems, residenza esecuzione misure di sicurezza, perché ritenuto «Non imputabile» dopo una sentenza in primo grado. Alla fine del processo è stato ritenuto «pericoloso socialmente» ma instabile secondo perizia

Dovrà restare per un anno in una Rems, residenza esecuzione misure di sicurezza, perché ritenuto «Non imputabile» dopo una sentenza in primo grado. Alla fine del processo è stato ritenuto «pericoloso socialmente»: lui è un nocerino di 45 anni, pregiudicato, processato per lesioni e stalking nei confronti della convivente. La donna, di origini marocchine, l’aveva denunciato dopo numerosi episodi di violenza, botte e maltrattamenti commessi in più circostanze, molte volte anche in presenza del loro figlio minore. «E’ sempre stata una persona violenta - spiegò ai carabinieri - è dipendente dagli stupefacenti. Mi ha sempre preso a botte, sempre in modo da non lasciarmi segni, anche quando ero incinta».

La violenza con la compagna

L’uomo, già arrestato per spaccio e poi per rapina, chiedeva continuamente soldi alla compagna per poi picchiarla ad ogni pretesto, rispondendo con aggressioni alle sue richieste. Quando la sorella della convivente lo chiamò per chiedergli di non comportarsi più in maniera violenta, l’uomo disse di «stare lavorando», per poi tornare a casa dopo ore minacciando la moglie, ancora una volta. 

«Se dici ancora a qualcuno della famiglia quello che succede qui sono guai - minacciò senza mezze misure avvertendo la compagna - Se provi a chiamare i carabinieri ti ucciderò». Nel 2013, per un altro episodio, l’uomo fu arrestato in flagranza e sottoposto a giudizio direttissimo, preso dai militari dopo l'ennesima sfuriata, mentre impediva a moglie e figlio di rientrare in casa dopo una precedente fuga. In quel caso il procedimento il giudice lo sottopose al divieto di dimora a Nocera Inferiore. La compagna, per rispondere alle necessità sue ma soprattutto del figlio, esercitava l’attività di badante, ma era costretta a dare soldi al compagno, tra minacce, intimidazioni,schiaffi e offese. Nel corso del processo l’imputato è stato sottoposto ad esame attraverso una consulenza psichiatrica svolta d’ufficio, che ha accertato la labilità delle condizioni mentali dell’uomo, capace di passare da stati di depressione ad ansia ed euforia, con la personalità «caratterizzata da disregolazione affettiva che emerge particolarmente nell’instabilità e mutevolezza dell’umore». L’esito confermava l’esistenza di problemi seri al punto da far scattare la non punibilità in sede di sentenza 

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