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Cronaca Pagani

"Era con la famiglia, non violò domiciliari": 31enne di Pagani esce dal carcere

Torna agli arresti domiciliari Andrea De Vivo, il giovane imputato nel processo "Taurania Revenge". Un mese fa era finito in carcere perchè la Dda gli contestò l'aver ospitato persone estranee mentre era ai domiciliari. In realtà erano i familiari

Era con i suoi familiari, quindi non violò la misura di prevenzione degli arresti domiciliari. Dopo più di due settimane di carcere, il 31enne paganese Andrea De Vivo torna a casa. Sotto processo per l'indagine "Taurania Revenge" perchè ritenuto organico al clan Fezza - Petrosino D'Auria, De Vivo era stato arrestato dai carabinieri di Nocera Inferiore ad inizio mese, dopo che la Procura Distrettuale Antimafia gli contestò l'essere stato sorpreso nella casa scelta per scontare la misura, in compagnia di diverse persone che furono ritenute non appartenenti al suo nucleo familiare. Circostanza che gli valse l'aggravamento della posizione, con il trasferimento in carcere. Un mese prima, gli era stato revocato il 41 bis: era tornato a casa dopo quasi sei anni di carcere. Ora, attraverso un'istanza presentata al collegio del presidente Donnarumma dal legale di fiducia, Giovanni Pentangelo, il giovane è stato scarcerato, tornando agli arresti domiciliari.  

Al collegio è stato dimostrato che le persone trovate in casa rientravano nel nucleo familiare dell'imputato. Gli stessi sono ora autorizzati a fargli visita, secondo le prescrizioni di legge. Tale circostanza era stata oggetto di verifica da parte dello stesso tribunale, con richiesta alla Dda, che materialmente contestò la violazione della misura cautelare, giudicando i soggetti estranei alla sfera dei parenti di De Vivo. Il processo che lo vede coinvolto, insieme ad altri imputati, è invece alle battute finali. Con l'indagine "Taurania Revenge" fu contestato al 31enne di aver fatto parte di un clan camorristico a Pagani, il cui riferimento è ritenuto essere Antonio Petrosino D'Auria. A dicembre era stato invece assolto dall'accusa di omicidio volontario, insieme a Vincenzo Confessore e Francesco Fezza, per la morte del tunisino Aziz e dell'amico, Sandro Cascetta, avvenute nel 2008 per mano di un commando di fuoco.  

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