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Cronaca Pagani

L'interrogatorio dei due giovani sull'omicidio della prostituta: "Volevamo solo spaventarla"

I due ragazzi in silenzio questa mattina, davanti al gip, per l'udienza di convalida. Il magistrato ha confermato per entrambi il carcere. Messi a confronto, gli indagati hanno confessato: "Non volevamo ucciderla, al più ferirla o spaventarla"

"L'idea era quella di spaventarla ed indurla ad avere un rapporto sessuale senza compenso. Non volevo ucciderla, solo spaventarla al più ferirla". Questo ha detto al pm Gianpaolo Nuzzo il 18enne Luigi Femiano, accusato di aver materialmente accoltellato a morte Gorizia Coppola, 44enne prostituta deceduta nelle notte tra martedì e mercoledì scorso in via Mangioni, a Pagani, nei pressi del mercato ortofrutticolo. Il giovane, insieme al 22enne Gennaro Avitabile, ha scelto questa mattina di avvalersi della facoltà di non rispondere, durante l'udienza di convalida dinanzi al gip Alfonso Scermino. La decisione del magistrato è stata quella di confermare per entrambi la misura in carcere. Intanto è possibile ricostruire i movimenti dei due la notte dell'omicidio. Entrambi erano usciti di casa alle 21.15, per trascorrere un'ora a Vietri sul Mare. Poi erano rientrati a Pagani, per fermarsi in un bar a Piazza Sant'Alfonso. Intorno a mezzanotte si erano recati nei pressi del mercato, dove avevano visto Gorizia Coppola. La donna di Nocera Inferiore è conosciuta dai due, avendo consumato con entrambi un rapporto sessuale due mesi prima. Ma non avendo soldi, dopo aver parlato con lei, avevano deciso di andare via. Dopo pochi metri l'auto si era fermata, con Avitabile che avrebbe detto all'amico di tornare indietro: "Vediamo se riusciamo a fare qualcosa anche se non abbiamo soldi". La donna si avvicina di nuovo al finestrino dell'auto e Avitabile aggiunge: "Facciamogli prendere paura", passando un coltello all'amico, custodito in macchina all'interno di un fodero. A quel punto Femiano colpisce la donna, che aveva cominciato a ridere non credendo che i due ragazzi avessero intenzioni serie. Il coltello colpisce la donna all'altezza dello sterno. Poco prima di colpirla, il 18enne avrebbe detto: "Vuoi vedere come ti accoltello?". Dopo il colpo, Gorizia Coppola si portò le mani al petto, arretrando qualche metro, per poi finire a terra con il volto rivolto verso l'alto. Morirà lungo il tragitto per l'ospedale, nonostante i soccorsi. Dalle prime testimonianze dei due, la procura aveva tuttavia rilevato diverse elementi contrastati e contraddittori. Come la disponibilità del coltello (da che non era mai stato visto da uno dei due, al fatto di conoscere l'esistenza di quell'arma, vista in casa di uno dei due ragazzi). Fino alle intenzioni stesse dei giovani: dal volerla spaventare all'offrirle un compenso maggiore per consumare un rapporto con entrambi 

I due ragazzi sono stati a quel punto messi a confronto dal sostituto procuratore, al fine di chiarire meglio quelle ed altre circostanze. Al rifiuto della donna di non consumare un rapporto sessuale - "erano senza soldi" - , uno dei due avrebbe in sostanza detto all'altro: "Vogliamo provare a fare vedere il coltello per "pazziare" così forse si convince a fare sesso con noi anche se non la paghiamo?". L'altro era d'accordo ed è a quel punto che avrebbero fatto marcia indietro, tornando dalla vittima. Se Femiano è quello che ha colpito la prostituta, Avitabile è quello che ha fornito il "consiglio" dal quale è maturata poi l'azione criminale. Dice la procura a riguardo: "Si palesa nell'essere stato proprio lui ad avere avuto l'idea di indurre la donna a concederesi loro sulla scorta della minaccia del coltello". Il 22enne era "pienamente conscio" di quanto avrebbe voluto fare Femiano. Certamente nelle intenzioni, non necessariamente legate ad una "finalità omicidiaria". Per il pm vanno entrambi tenuti in carcere, avendo inizialmente provato a scaricare le colpe l'uno sull'altro, facendo emergere il pericolo di un inquinamento delle indagini. A loro, i carabinieri sono risaliti grazie alla descrizione ottenuta sulla presenza della loro auto, sul luogo del delitto. Erano insieme, in casa. Sono assistiti e difesi dagli avvocati Vincenzo Calabrese e Bonaventura Carrara. L'accusa per entrambi è di omicidio volontario in concorso, aggravato da futili motivi. L'arma è stata ritrovata nel giardino del convento di S. Anna, a piazza Sant'Alfonso, dove i giovani lo avevano abbandonto dopo il delitto, dietro indicazione degli stessi
 

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