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Cronaca Pagani

Pagani, obbligo della divisa: la protesta degli studenti del "M. Pittoni"

Esplode la rabbia degli studenti contro la direzione scolastica guidata dalla preside Rosa Rosanna

Da lunedì 15 gennaio è entrato in vigore l’obbligo di indossare una divisa (maglietta blu cobalto e pantalone con lo stemma della scuola) per i ragazzi dell’Ipsar Ten “Marco Pittoni” di Pagani. Questa norma è stata votata in Consiglio d’Istituto durante l’anno scolastico 2016/2017, “senza ascoltare l’opinione della popolazione studentesca, oltre ad essere nascosta e non presente nel piano di iscrizione”. Lo denunciano, in una nota, gli stessi studenti della nota struttura scolastica, che prendono di mira  la dirigente scolastica Rosa Rosanna, la quale - scrivono -  “ha cercato di bloccare la protesta sul nascere minacciando prima i rappresentanti e poi l’intero complesso scolastico di bocciatura e di non ammissione all'esame di Stato per le quinte”.

Di qui la rabbia degli studenti che avvertono: “Non ci fermano le minacce ingiuste e illegali della dirigente. Continueremo a mobilitarci, oltre ad aver già presentato e protocollato una vertenza (protocollo 647/05 del 19 gennaio 2018) a scuola per far eliminare la norma e per denunciare le minacce. Se continuano a ignorarci, segnaleremo anche all’ufficio scolastico provinciale e regionale”. Per loro la nuova norma è da bocciare: “L’obbligo di indossare le divise, oltre a confermare l'idea della scuola-azienda, è - spiegano - una snaturalizzazione della comunità scolastica, la cui azione non è più educativa, non punta più allo sviluppo della personalità, all’educazione alla consapevolezza, alla valorizzazione della propria identità di genere, del nostro senso di responsabilità e della nostra autonomia, così come sancito dall'articolo 1 dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti. Vogliamo sottolineare anche il metodo con il quale è stata portata avanti questa decisione dalla dirigenza: fortemente antidemocratico, non ascoltando la popolazione studentesca, e fortemente autoritario e repressivo, con le minacce di bocciatura e non ammissione all’esame.”

Non solo l’obbligo delle divise: a far arrabbiare gli studenti del Pittoni sono anche gli alti costi del contributo “volontario” che nella sostanza “viene imposto, dato che a chi non paga viene impedito l'accesso ad esercitarsi nelle materie pratiche, cosa che lede fortemente il diritto allo studio”. Ulteriori criticità riguardano i problemi di edilizia e la qualità della didattica, che - sottolineano -  “al netto della retorica dell’ “eccellenza” tipica della scuola-azienda che noi combattiamo, risulta invece nozionistica e ripetitiva”. Infine annunciano battaglia: “Continueremo a lottare affinché si ripristini la pratica della democrazia all’interno della scuola, non accetteremo più decisioni prese dell'alto e alle nostre spalle. Con la Buona Scuola i poteri si sono accentrati nelle mani dei presidi-manager e si sono ridotti gli spazi di democrazia, di decisione e di partecipazione studentesca, ma noi faremo di tutto per riprenderceli. La divisa -concludono - è un esempio, partiremo all'opposizione a questa norma inutile e autoritaria per far emergere le contraddizioni di questo sistema scolastico”.

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