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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Pagani

Pagani, assalto al portavalori: confermato sequestro di beni per un imputato

La Cassazione conferma la confisca dei beni ritenuti provento di attività illecite - una vettura e valori patrimoniali riferiti ad un uomo di Pagani, coinvolto in un'inchiesta dell'Antimafia

La Cassazione conferma la confisca dei beni ritenuti provento di attività illecite - una vettura e valori patrimoniali riferiti ad un uomo di Pagani, coinvolto in un'inchiesta dell'Antimafia e poi in un processo per associazione e detenzione di armi, finito con un'assoluzione, contestato ad una banda dedita alle rapine ai portavalori sul territorio della provincia di Salerno.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha depositato le motivazioni legate al rigetto del ricorso della difesa riguardo quei beni finiti oggetto della misura di prevenzione. L'indagato, sottoposto a sorveglianza specialie nel 2017, fece ricorso contro la confisca di beni, due auto, dei contanti e un libretto, riferiti nominalmente alla madre, ma attribuiti a lui dalla polizia giudiziaria. La Corte di Appello di Salerno, infatti, aveva revocato la sorveglianza applicata, insieme alla misura interdittiva applicata alla madre, confermando solo la confisca di un’auto e dei valori. I giudici, come spiega la Cassazione, si erano soffermati sui dati che indicavano la pericolosità del soggetto, con dei limiti temporali. Quei beni, come ricostruisce il ragionamento dei giudici, si riferivano agli anni in cui era stata individuata la pericolosità, elemento che richiama l’attenzione investigativa per quanto riguarda le sproporzioni di beni e reddito e la provenienza degli stessi. L’auto, ad esempio, «entrò nel patrimonio personale dell'indagato subito dopo il periodo della manifestata pericolosità, quando deve ritenersi che egli ancora disponesse dei frutti delle ipotizzate condotte illecite, suscettibili di reimpiego, mentre le sue documentate entrate regolari non gli avrebbero neppure consentito di far fronte al pagamento delle rate». Insomma, non vi era possibilità di giustificare gli acquisti finiti nel mirino della sezione misure di prevenzione di Salerno: lo stesso discorso per i contanti e il libretto postale, avvenuti nel marzo 2012, con prossimità e successione temporale rispetto al 2011, anno in cui emerse la pericolosità del soggetto.

Il processo

Dall'impianto accusatorio restò in piedi solo la detenzione di armi, con esclusione delle aggravanti mafiose. «Gli imputati non erano un gruppo “costola” rispetto ad una organizzazione madre - scrissero i giudici in primo grado - Emerge al più la dedizione di personaggi ad uno specifico settore di interesse criminale per fini di lucro».

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