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Cronaca Pagani

Pagani, minore stuprata: "La sua libertà annullata, fu costretta a subire"

E’ questo uno dei passaggi che i giudici hanno inserito nella sentenza di condanna a 4 anni e 8 mesi per i due ventenni che il 13 febbraio 2016 sequestrarono e violentarono una ragazza di 16 anni

«La violenza sessuale può configurarsi anche all’interno di un rapporto sentimentale e finanche nell’ambito del rapporto coniugale». E’ questo uno dei passaggi che i giudici hanno inserito nella sentenza di condanna a 4 anni e 8 mesi per i due ventenni che il 13 febbraio 2016 sequestrarono e violentarono una ragazza di 16 anni. La difesa, con i legali Stanislao Sessa e Giuseppe Della Monica, aveva battuto la tesi della "natura consensuale", ricordando di quel rapporto sentimentale, seppur del passato, caratterizzato da innumerevoli frequentazioni tra la vittima e uno dei due ragazzi. Per i giudici tale circostanza risulta essere un’aggravante, come fu anche per il Riesame: «E’ un dato ininfluente perché la sua libertà di determinazione fu coartata». Rigettata anche la tesi della non credibilità della minore, in special modo quando non riferì subito l’identità dei due aggressori: «Le mancò quel coraggio necessario a raccontare anche gli episodi pregressi e l’esistenza di un rapporto di qualunque natura esso fosse. Con lei c’era la madre ed è comprensibile provare imbarazzo a narrare certe vicende sempre taciute».

Sui due ventenni, invece, i giudici rimarcano che a risultare decisive furono anche «le immagini di videosorveglianza che rendono palese la forza usata per costringere la vittima ad entrare in macchina». E ancora: «Hanno esercitato l’intimidazione necessaria a inibire la sua libera determinazione anche prospettandole direttamente le conseguenze negative che avrebbe sortito l’eventuale opposizione di resistenza». «Le dichiarazioni della minore sono connotate da coerenza logica interna, con la precisa indicazione degli elementi essenziali del fatto e che lo snodarsi dei fatti storici da lei rappresentato si presenta plausibile». «A tale ricostruzione - concludono i giudici - gli imputati hanno opposto una diversa versione alternativa dei fatti, sostenendo la consensualità del rapporto e tentando di minare la credibilità del narrato della persona offesa». La difesa, tuttavia, ha preannunciato ricorso in Appello.

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