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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Pagani

"Se mi lasci mi uccido": i messaggi tra l'insegnante di musica e le allieve

Il maresciallo dei carabinieri che coordinò le indagini, racconta le conversazioni tra l'insegnate sotto processo per violenza sessuale non consumata verso due sue allieve. Dalla denuncia dei genitori alle acquisizioni delle chat su What's App

«Amore mio, se mi lasci mi uccido». «Smettila, noi due dobbiamo avere un rapporto normale». Sarebbe questo l’estratto di una conversazione che un insegnante di musica popolare di 62 anni, sotto processo per violenza sessuale non consumata, avrebbe scambiato con una delle sue allieve, di 12 anni. Lei e una sua amica di 11 anni sono le presunte vittime. Ieri mattina - nella scorsa udienza una delle due aveva confermato tutte le accuse - è toccato deporre al maresciallo dei carabinieri della tenenza di Pagani, Montefusco. Il militare ha raccontato la genesi dell’indagine, concentrata nell’agosto 2016. Partendo dalla denuncia di una delle due madri, aveva ottenuto i primi riscontri attraverso la lettura di conversazioni sul social What’s App tra l’uomo e le due minorenni. Da quei contenuti sarebbe emersa la personalità del 62enne, che si sarebbe rapportato con le due allieve facendo spesso riferimenti di tipo sessuale. I carabinieri procedettero poi al sequestro in casa sua di un computer e telefonini, i cui risultati sono ora al vaglio di un ufficio specializzato dell’arma a Roma.

Il maresciallo ha poi raccontato di quando una delle due madri si sostituì alla figlia, avviando una chat con il maestro. E riscontrando - a detta del militare - un approccio "spinto" ed "equivoco" nell’uso di alcune parole. L’uomo si accorse solo dopo che non stava parlando con la minore, vedendola in strada senza il cellulare in mano. Il tribunale ha invece acquisito le dichiarazioni della madre della minore, che avrebbe preso contezza dei fatti quasi ad indagine conclusa. La prossima udienza del 22 settembre vedrà l’audizione della seconda minore, di una psicologa e di una terza persona, una donna, presidente dell’associazione dove l’uomo svolgeva mansioni di insegnante. La stessa raccontò alle madri delle due ragazzine - intercettate in ambientale - di un approccio di tipo sessuale che l’uomo avrebbe tentato anche con sua figlia. Circostanza poi smentita da entrambe quando furono sentite in procura. L'insegnante è accusato di aver indotto più volte entrambe le allieve a subire atti sessuali, senza mai riuscirci.    

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