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Cronaca Pagani

Pagani, violenza sessuale su minore: la Procura chiede 18 anni di carcere

I due imputati Antonio Saggese e Giuseppe Bombardino si sono difesi per la prima volta davanti ai giudici del collegio, spiegando di un rapporto consenziente. Ma la Procura ha chiesto per entrambi 9 anni di carcere

«Non l’abbiamo costretta a salire in auto, né l’abbiamo violentata, il rapporto è stato consenziente». Sono le parole di Antonio Saggese e Giuseppe Bombardino, i due giovani paganesi imputati per le accuse di violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona nei confronti di una ragazza, all’epoca dei fatti 16enne. I due hanno rilasciato dichiarazioni spontanee ieri mattina, in aula, non convincendo però la Procura. Il pubblico ministero, Ernesto Caggiano, ha infatti chiesto la condanna per entrambi a 9 anni e 4 mesi di carcere. Il 4 settembre il collegio si pronuncerà. L’udienza era cominciata proprio con la dichiarazione - è la prima volta durante il dibattimento - dei due ragazzi, che hanno spiegato di conoscere da tempo la presunta vittima. Uno dei due, Bombardino, aveva intrattenuto con lei anche una relazione in passato. Una conoscenza nata grazie ad un gruppo di amici in comune. Quella sera, la minore non sarebbe mai stata costretta a salire in auto con la forza – le immagini di alcuni sistemi di videosorveglianza tuttavia smentirebbero la versione dei due imputati - e il rapporto sessuale che ne derivò all’esterno di una scuola, con entrambi, sarebbe stato consenziente.

L'arringa della difesa e il "vile" testimone

Per il pubblico ministero Caggiano, invece, i due vanno condannati per tutti i reati. Per il sequestro di persona, avvenuto poco distante da una cornetteria a Pagani, la sera tra il 13 e il 14 febbraio 2016. La giovane fu costretta a salire con la forza più volte in auto, anche dopo che un testimone la notò per strada, passando avanti e pensando ad una disputa tra fidanzati. Un testimone definito «vile» dal pubblico ministero. Ma in special modo, la procura vuole condannarli per violenza sessuale, che i due giovani a turno avrebbero commesso su di lei prima di riportarla a casa. A supporto, sono state citate due perizie, quella medica e quella del Dna, che confermerebbero il rapporto sessuale ma anche i segni di violenza sul corpo della minore. Con la prima delle due arringhe invece (ieri è toccato all’avvocato Stanislao Sessa, poi sarà la volta di Giuseppe Della Monica), la difesa ha spinto per l’inaffidabilità e credibilità della vittima, citando a supporto indagini difensive che comprendevano le testimonianze di diverse sue amiche. Oltre a particolari di quella violenza - riferiti in denuncia - sulla quale però non sarebbe stato trovato riscontro. Tra questi, il fatto di essere stata costretta a bere alcol e l’assenza dei segni dei calci che la vittima avrebbe sferrato alla macchina dei due. Al collegio è stato chiesto di acquisire una serie di foto del 2015 che proverebbero di un rapporto sentimentale passato tra la vittima e uno degli imputati. Il 4 ottobre la sentenza.

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