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Cronaca

A Cup of... Pino Cuozzo: intervista all'opinion leader dei fumetti

Con i suoi 10mila followers, Pino Cuozzo da fan dei comics è diventato opinion leader dei fumetti grazie al successo della sua "Cup". Scopriamo insieme come questo talento tutto campano è riuscito a imporsi nel settore

Nato a Darmstadt ma di origini del profondo sud Italia, Giuseppe Cuozzo, meglio noto come Pino, è stato protagonista di un incredibile ascesa nel mondo del fumetto, che lo ha portato da essere un semplice lettore a indiscusso e amato e odiato opinion leader dei fumetti americani. Dove esercita questo ruolo di prim’ordine Pino? Ovviamente sulla “Cup of Pino”, una pagina web che definire semplicemente blog sarebbe un eufemismo, perché è diventata un vero e proprio tempio virtuale per chiunque segue, ama ed è appassionato dei comics americani. Oggi vogliamo parlarvi proprio della “Cup of Pino Cuozzo”.


Come nasce la tua passione per i fumetti?

L’aspetto fumettistico nasce grazie a mio nonno, che era un gran lettore di fumetti, e per tenermi allenato con l’italiano la domenica andava in paese e mi portava tutti i fumetti che trovava.

Da dove deriva il nome “Cup of Pino”?

Sono un grande fan di Joe Quesada, vicepresidente della Marvel, e lui è stato uno dei primi che ha usato la rete per comunicare con il pubblico, e per farlo ha realizzato un blog dal nome “Cup of Joe”. Quando  ho scoperto che dalle parti di San Francisco, ovvero dove abita Quesada, “I want to tell you a cup of me” significa “Voglio parlarti della mia passione”, me ne sono subito impadronito e l’ho preso  per fare la citazione, perché mi piaceva il significato.
Com’è iniziato il percorso che ti ha portato alla Cup?
Dapprincipio ho iniziato con il blog su “msn”,  poi Giuseppe Palmentieri, oggi direttore della Scuola del Fumetto di Salerno, mi disse che stavano creando una nuova periferica, Comic-soon,  e dato che ha ritenuto validi i miei contenuti, mi ha invitato a scrivere. Man mano, però, Comic-soon mi divenne piccola e andai su Google, ricominciando da zero. Sono stato fortunato perché mi sono trovato nello stesso periodo in cui nasceva il fenomeno Facebook in Italia, per cui tramite lo spam il mio blog è diventato sempre più grande. Dopo il periodo da fumettista, in cui ho collaborato anche con Verticalismi.it, il portale di fumetto gratis più famoso in Italia, avevo abbandonato il blog e solo un anno fa ho pensato di riprenderlo e creare una pagina diversa. Ora adotto un nuovo metodo per i miei post: posto una notizia o un’immagine corredata da un commento secco e vedo che discussione si genera e la coltivo. Questo mi ha fatto diventare un opinion leader, e ormai ho una community che tra i vari social network supera i 10mila followers.

Contemporaneamente alla Cup, però, hai iniziato a lavorare nel settore…

Sì, entro nel settore rispondendo a una domanda d'assunzione di Alastor, che cercava standisti per le fiere e ho fatto la gavetta montando, smontando e allestendo stand. Mi  va bene e prolungo la collaborazione, poi dei ragazzi della Panini (a proposito, grazie Renato!) mi notano e mi invitano a “Lucca Comics & Games 2012” e da li la Cup prende forza. Quindi, mi sono inventato il “Cup Tour”, ovvero un giro nelle fumetterie di tutta Italia. Che poi, a rendere concreta la Cup, è stato Roberto Policastro, che mi ha voluto per parlare di fumetto americano durante il “Salerno Comicon”.
Con il “Cup Tour” giri mezza Italia ora, ma come funziona la ‘chiamata’ delle fumetterie?
Tutto è iniziato perché mi sono proposto a un paio di fumetterie che mi seguivano sulla Cup, e ora sono circa sette mesi che vado in giro per l’Italia. Quest’anno sono pieno di appuntamenti,  ma il mio vero vanto consiste nel fatto che sono molto bravo a sdoganare fumetti e a portare lettori nuovi alla causa, è questo che faccio durante il tour.

Mi sembra di capire che ti aspetta un anno abbastanza impegnativo…

Sì, infatti. A metà febbraio inizierà il mio programma alla radio “Cup on Air”, mentre a marzo partirà il mio canale Youtube che presenterà dei format in dieci minuti dove si parlerà dell’argomento della settimana, e poi continuerò a essere presente alle fiere con il mio stand, come al prossimo Napoli Comicon. Oltre alla pagina Facebook della “Cup of Pino”, ci sarà anche un’altra pagina con più contenuti multimediali e interattiva, inoltre sono in ballo alcune partnership, tipo con la Scuola Italiana di Comics a Napoli, con mie ospitate e interventi. E da settembre uno step successivo più professionale. Seguite la mia pagina e lo saprete su www.facebook.com/pages/Cup-of-Pino-is-here.

Come si diventa da appassionato a opinion leader dei fumetti?

Il mio percorso è stato: fan dei fumetti, ho studiato comunicazione e le periferiche, come DeviantArt, e il sistema blog, e ho iniziato dal blog e dal passaparola. La cosa più difficile è stata dimostrare il mio valore alla gente del settore. In passato ho commesso degli errori, ho litigato di brutto anche con delle persone, poi ho resettato tutto e sono partito d’accapo. È stata dura far capire che c’era buona volontà, ma man mano il mio seguito è aumentato sul blog e alle fiere si radunava la folla intorno a me. La mia passione arriva alle persone, a coloro che non leggono fumetti e che iniziano a leggerli e ad appassionarsi grazie a me. Mi ricordo ancora quando alla Sagra della Castagna di Calabritto sdoganavo fumetti gratis e speravo che la gente li prendesse.

A cosa pensi sia legato questo incredibile successo della Cup?

Il passaparola dei followers è stato eccezionale, devo tutto a loro: mi suggeriscono le fumetterie dove andare, e se non ci sono mi cercano alle fiere, agli stand dove credono di trovarmi, chiedono di me, e in questo modo ho avuto la possibilità di farmi notare anche a certi grandi editori, che stanno investendo su di me per il prossimo futuro.

È vero che la Cup ti ha permesso di metterti in contatto con fumettisti noti a livello mondiale?

Sì, i fumettisti mi mandano le loro tavole prima che esca il volume e mi chiedono un parere… cioè, fino a quattro anni fa ero io ad andare in fumetteria e a sognare di loro… ora la mia più grande aspirazione è diventare editor della Marvel, ma mi do tempo dieci anni.

Fumetto e social network, un binomio che funziona tanto oggigiorno. Perché secondo te?
Il fumetto è uno dei media che tramite i social è cambiato molto, soprattutto parlare di fumetto è cambiato, tanto che molti altarini sono venuti fuori perché pochi in Italia sono bravi con la comunicazione web. Prendi Roberto Recchioni, per esempio, lui sì che è stato bravissimo a usare il web, vedi anche Zero Calcare e Mirka Andolfo con il suo “Sacro/Profano”, che hanno saputo creare un sistema di followers intorno a loro.

Followers ormai ne hai molti anche tu. Secondo te, per quale motivo credi di essere diventato una sorta di “guru” dei comics?

Guarda, io sono criticabile su tanti aspetti, però mi piace quando le persone che seguono la Cup mi contattano e mi scrivono “Sei una voce fuori dal coro. Ti seguiamo”. Inoltre, la gente si fida di quello che dico anche perché mi calo ancora nella mentalità di chi ha solo venti euro in tasca e deve scegliere bene quello che deve leggere.

E volendo scegliere, cosa consiglieresti da leggere a chi si avvicina per la prima volta ai comics?

Se fossi uno che si sta approcciando al fumetto americano e avessi 20€ in tasca, comprerei il nr 1 di Occhio di Falco, un supereroe senza superpoteri, in pratica un fumetto che analizza la vita di tutti i giorni non quella la supereroe, e prenderei SAGA, il futuro Star Wars. Se avessi qualcosa in più, opterei anche per i nuovissimi X-Men della Marvel e Animal Man della DC. L’anno prossimo, invece, mi butterei su Black Science, un fumetto troppo bello e disegnato da un italiano, Matteo Scalera di Parma, città che ci ha dato uno dei grandi fumettisti del nostro tempo, Leo Ortolani.  

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