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Cronaca

L'Editoriale/Odio e razzismo sui social: che fine ha fatto il gran cuore dei salernitani?

Tanti, troppi pensieri mossi dall'odio e dal razzismo. Non resta che augurarsi che i salernitani, nonostante la spaventosa tendenza, non rinuncino per alcuna ragione a tenersi stretto quanto di più caro posseggono: il proprio cuore

C'era una volta una città accogliente. Con tante, tantissime problematiche e lotte quotidiane, ma con un gran cuore. Poi, improvvisamente, è calato il buio. La paura e sentimenti di diffidenza e rabbia, fomentati da certe forze politiche e non solo, hanno vanificato con un colpo di spugna gesti ed atti che solo chi non volta le spalle alla povertà e alla sofferenza è in grado di compiere. E' di questa mattina, solo per citare l'ultimo di tanti esempi, la notizia  di un uomo africano fermato dai carabinieri mentre camminava nudo, per strada, in evidente stato confusionale. Automobilisti e passanti lo hanno notato, allertando le forze dell'ordine, come è giusto che sia. E, dopo l'intervento, l'uomo è stato fermato per tutti gli accertamenti del caso. E' ovvio che non si stesse divertendo, ma che, chissà con quale storia alle spalle, si sia trovato in un momento di profondo disagio che lo ha condotto a camminare senza vestiti tra auto e passanti, nella zona dello stadio Arechi. Eppure, si rincorrono sui social beceri commenti da parte di utenti, conditi da insulti e offese di natura razzista: "Forse così si va in giro nel suo Paese, del resto è una risorsa", ha scritto qualcuno su Facebook, prendendosi gioco di un uomo non in possesso delle sue facoltà intellettive. Spaventa come, piuttosto che soffermarsi sul dramma di quella persona, si sia preferito puntare l'attenzione sul colore della sua pelle, per trarne spunti xenofobi e ingiusti. Spunti decisamente allarmanti per una società civile perchè completamente disumanizzati.

I post

Non rari, in questo periodi, post su Facebook mostruosi, del tipo "Prima i bambini italiani e poi i bambini stranieri". Come se a stabilire la necessità e l'aiuto fosse la nazionalità e non il bisogno reale. Come se, dinanzi a due piccoli affamati, piuttosto che dividere il cibo per consegnarlo a entrambi, si scegliesse di darne solo al bimbo italiano, lasciando digiuno lo straniero. A colpirmi, qualche giorno fa, una altra inquietante storia, consumata sempre nella nostra città, presso la stazione ferroviaria e raccontata da Sergio Mazza, allenatore di basket giovanile, nonchè promotore del progetto "Samburu Smile":

"Stasera esco dalla stazione di Salerno, di rientro da Angri, e di fianco a me, dietro un gruppo nutrito di persone, un ragazzo che, appena fuori, nonostante avesse le cuffiette nelle orecchie, nota uno smartphone abbandonato su un muretto. Senza esitare più di tanto, si avvicina, guarda il telefono, guarda me che ero a qualche metro di distanza, e mi chiede dove convenisse portarlo... gli dico che c’è la polizia ferroviaria al primo binario e che forse la cosa miglìore è portarlo lì.  Si avvia in quella direzione e dopo 20mt arriva in quella direzione, di corsa, un ragazzino, al che lui intuisce e gli chiede se avesse perso il cellulare. Restituitolo al legittimo proprietario, si allontana sorridente, consapevole forse della buona azione fatta, mentre il ragazzino si riunisce ai suoi amici e se ne va prendendo in giro il suo “salvatore”. Lo so, manca qualcosa a questa storia.  Il ragazzo che ha trovato il cellulare era un ragazzo di colore, un immigrato, uno di quelli che in tanti di noi vorrebbero far fuori dal nostro Paese perché causa dei nostri mali, mentre lo “sbadato” ragazzino era italianissimo, e non ha esitato nemmeno un attimo a deridere con gli amici chi gli aveva appena restituito il cellulare...e così va il mondo!"

Troppo lungo, l'elenco di azioni indegne che si stanno susseguendo  in questi giorni. Eppure è doveroso ricordare che, accanto alla mentalità "bestiale" che sta prendendo tristemente piede in città, Salerno vanta esempi di bontà e altruismo silenziosi che portano avanti esempi di vita preziosi, come quello del direttore delle Politiche Sociali, Rosario Caliulo, scomparso a settembre. Caliulo ha svolto il suo  lavoro con amore, aprendo la porta di casa, tra gli altri, a innumerevoli minori stranieri non accompagnati che lo hanno riscoperto come un secondo padre. Il compianto direttore, come racconta in una intervista rilasciata lo scorso anno alla nostra testata, guardava e rispondeva al bisogno della persona, senza consentire ai pregiudizi e al timore del "diverso" di svilire i nobili gesti che, come da lui stesso testimoniato, tanti cittadini hanno compiuto, senza far rumore. Nonostante alcuni deplorevoli comportamenti, oggi più che mai, i salernitani di buon cuore hanno il dovere di non far tramontare lo spirito di accoglienza e generosità che appartiene alla nostra città. Viene in mente, tra i vari esempi virtuosi, una anziana donna che, nei pressi della stazione ferroviaria, tutte le sere offre del the caldo ad un ambulante che trascorre le sue giornate al freddo, in attesa che qualcuno acquisti la sua merce. O, ancora, un elogio lo meritano i sacerdoti coraggiosi che, senza rendere pubbliche le proprie azioni, ospitano a casa loro chi, mosso dalla fame, ha commesso sbagli e si trova da solo e riescono a coinvolgere intere comunità parrocchiali per compiere gesti cristiani, nel senso vero del termine. Di fronte ad un clima di odio e ingiustizia dilagante, non resta che augurarsi che i cittadini non rinuncino, per alcuna ragione, a tenersi stretto quanto di più caro posseggono: il proprio cuore.

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