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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Sarno

Biogas a Sarno, l'indagine è archiviata. Il gip: "Non c'è inquinamento"

Dopo due richieste di archiviazione, giunge ora anche la pronuncia del giudice per l'indagine preliminare, Paolo Valiante. Tre erano gli indagati formali. Dai sopralluoghi effettuati, non sono state accertati condizioni critiche legate all'impianto

Si chiude con un'archiviazione l'inchiesta sugli impianti di Biogas a Foce di Sarno. La decisione reca la firma del gip Paolo Valiante, apposta al termine di una camera di consiglio dove la stessa procura aveva specificato di non aver ravvisato elementi tali da richiedere un processo. Nel fascicolo vi erano i nomi di Silvia Paciello e Aniello Montoro, legali rappresentanti e gestori della società Agricola Sarno ecologia e ambiente srl (rappresentati dall'avvocato Francesco Giordano) e Michelangelo Gialanella, legale rappresentante della società agricola Imet Energia Srl. Tutti e tre erano formalmente indagati, dopo la denuncia dell'associazione civico-ambientale "Italia Nostra". Secondo l'ipotesi accusatoria, sull'impianto si sarebbe concretizzata una violazione del decreto legge in materia ambientale, per l'esecuzione e realizzazione di opere senza l'autorizzazione unica regionale prevista e del relativo permesso. In particolare, veniva contestata la realizzazione nella località Foce di due impianti separati di biogas-biomassa, che - secondo il prospetto accusatorio - avrebbero invece costituito un unico impianto complessivo, di potenza superiore a 2 Mwe, in materia tale da eludere l'autorizzazione necessaria. L'altra accusa era di aver installato o predisposto con relativo esercizio senza la prescritta autorizzazione, un deposito di trinciato di mais di 6500 metri cubi, fonte di emissioni in atmosfera, privo di sistema di captazione o abbattimento delle emissioni prodotte, situato nell'impianto finito al centro dell'inchiesta. Su quegli impianti tanti erano scesi in campo per chiedere contezza sul presunto stato di inquinamento, con proteste e richieste di blocco dell'attività, insieme a denunce sporte all'autorità giudiziaria. Anche quattro sindaci, durante quel periodo di mobilitazione, chiesero contezza all'Arpac. Le accuse ruotavano tra l'ipotesi di inquinamento, abuso edilizio ed assenza di autorizzazioni

Nel richiamare le due consulenze fatte dalla difesa e dalla procura, il giudice ha spiegato che "dall'analisi dei campioni di effluenti gassosi prelevati il 7 e il 26 ottobre 2015, i valori dei parametri rientrano nei limiti di concentrazione previsti per legge". Dai sopralluoghi effettuati, 3 delle 4 trincee contenenti l'insilato erano regolarmente da teli, mentre la quarta risultava scoperta in quanto erano in corso le operazioni di riempimento. In ogni caso, come spiega il gip, i tecnici dell'Arpac hanno dato che non si avvertissero odori molesti e che solo in prossimità delle trincee fosse percebile "in modo lieve" il tipico odore prodotto dalla fermentazione del mais. Negli impianti in questione, dunque, non si producono emissioni odorigene che necessitino di un'autorizzazione all'immissione in atmosfera. Dalle nuove e ulteriori indagini che proprio il gip aveva disposto in passato, dopo due richieste di archiviazione della procura, la conclusione è stata la seguente: "Non sono stati acquisiti elementi ulteriori che siano idonei a corrobare l'ipotesi accusatoria, messa in discussione ad un certo punto delle indagini, secondo cui il sistema con cui veniva stoccato il trinciato di cereali fosse per definizione suscettibile di generare emissioni moleste". 

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