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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Sarno

Merce sottratta a grandi aziende e rivenduta, in 6 vanno a processo

Gli episodi evidenziati nel corso delle indagini consentirono di valutare che le vittime, individuate in molteplici aziende operanti sul territorio nazionale, europeo ed anche extra europeo, subirono nel tempo danni di diversi milioni di euro

Merce trafugata da aziende, in sei finiscono a processo. Sullo sfondo l'inchiesta "Big Boat", che portò a 39 misure cautelari chieste dalla procura di Nocera Inferiore, nei riguardi di altrettanti indagati, ritenuti appartenenti, a vario titolo, ad un’associazione per delinquere operante sull’intero territorio nazionale, dedita alla commissione di truffe, falsi, ricettazione ed appropriazione indebita. 

L'indagine

Tra gli imputati mandati a giudizio dal gup anche i due presunti promotori del giro di truffe, di Torre Annunziata e di Sarno. La maxi inchiesta della polizia giudiziaria documentò l’esistenza di un’articolata associazione criminosa, acclarando il modus operandi dei sodali, i quali, in nome e per conto di una ditta di autotrasporti con sede legale fittizia a Milano, ottenevano da diverse società di autotrasporti del nord Italia l’affidamento di carichi di merce, fornendo false referenze, documenti di circolazione falsificati e polizze assicurative presentate a garanzia dei trasporti da effettuare alterate, impossessandosi così della merce che poi rivendevano a compiacenti ricettatori locali. Gli episodi evidenziati nel corso delle indagini consentirono di valutare che le vittime, individuate in molteplici aziende operanti sul territorio nazionale, europeo ed anche extra europeo, subirono nel tempo danni stimabili in diversi milioni di euro. Il blitz portò al sequestro di 17 carichi di merce rubata e 2 depositi ubicati a Sarno, dove fu recuperata merce provento di reato per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Inoltre, furono documentate diverse appropriazioni indebite di merce, per un valore di circa 500.000 euro. "Un modus operandi" che trasse in inganno anche grosse aziende in quanto a loro si presentavano ditte regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, con documenti amministrativi regolari, ma in realtà contraffatti. Il nome Big Boat prese spunto da una delle intercettazioni ascoltate dagli inquirenti. All’indomani di un grosso sequestro di merce concluso dalla Polizia Stradale fu proprio uno degli indagati a dire “la nostra è una grande barca, impossibile affondarla”. Una volta che la merce veniva trafugata, spariva e veniva destinata ai ricettatori, che la vendevano a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato. 

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