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Cronaca Scafati

Traffico di droga a Scafati: confermate le condanne per il blitz "Buon compleanno"

La Cassazione ha respinto i ricorsi presentati dai difensori, ribadendo la legittimità delle intercettazioni svolte durante l’inchiesta e la sussistenza dell’associazione dedita alla vendita di stupefacenti

Confermate le condanne in Appello per tre imputati nella maxi-operazione antidroga “Buon Compleanno”: V.S. , ritenuto il capo del gruppo, era stato raggiunto da una pena di nove anni, sei mesi e venti giorni, con quattro anni e sei mesi per A.M. , partecipe dell’associazione dedita al narcotraffico e quattro anni e due mesi per A.P. La Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dai difensori dei tre, ribadendo la legittimità delle intercettazioni svolte durante l’inchiesta dalla polizia giudiziaria e confermando la sussistenza dell’associazione organizzata, dedita alla vendita di sostanze stupefacenti

L'indagine

Agli atti sono state documentate cessioni importanti e detenzioni, con conversazioni a ricostruire i rapporti tra i tre. «Il giudice di secondo grado rappresenta», scrive la Cassazione, «che anche i coimputati dichiaranti e i collaboratori di giustizia hanno parlato di un vero e proprio gruppo organizzato», con alcuni spacciatori arrestati in flagranza a riferire di spacciare per conto di altri soggetti, che «gestivano la piazza» di Scafati. Altre dichiarazioni riportate ed esaminate riferivano di un sistema che operava «con l’assenso di un sodalizio camorristico», con notizie di consegne di mezzo chilo di cocaina tra sodali del gruppo, assistenza economica agli amici alle prese con guai giudiziari, rifornimenti, sostegni economici e ruoli di associati, a mettere in fila «plurimi elementi indicativi dell’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico».

Lo spaccio

L’operazione antidroga ribattezzata “Buon compleanno” fu condotta dalla Dda di Salerno e concentrata su di un giro di traffico organizzato a livelli imprenditoriali, legato alla rivendita di cocaina, dal 2007. Dalle indagini emerse che il luogo individuato quale "base" fosse un negozio di via Martiri d'Ungheria. Dalle sparute conversazioni telefoniche, emergevano al contrario gli incontri di persona per parlare di “affari”, con un linguaggio criptato per gli appuntamenti. A seconda delle quantità di sostanza in arrivo le parole cambiavano, con riferimenti alle auto, dall’autofficina nella disponibilità di uno dei soggetti incriminati. 

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