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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Scafati

Estorsione agli imprenditori, i pentiti del clan di Scafati "attendibili"

Nel doppio grado di giudizio erano state ricostruite le estorsioni ai danni della sala Bingo di Pompei. Sullo sfondo il sistema delle estorsioni delle due cosche Cesarano e Loreto-Ridosso

Le condanne in appello risultano «prive di vizi logici e giuridici»: con queste motivazioni la Cassazione rigetta il ricorso presentato da tre imputati, condannati dai 5 agli 8 anni, le cui sentenze sono ora definitive. Le accuse erano di estorsione, sullo sfondo le attività dei clan Loreto-Ridosso e Cesarano

Le pronunce

Nel doppio grado di giudizio erano state ricostruite le estorsioni ai danni della sala Bingo di Pompei: il rito di appello aveva ritoccato la condanna per uno degli imputati, con sullo sfondo il sistema delle estorsioni delle due cosche Cesarano e Loreto-Ridosso, attive nel territorio fra Castellammare, Pompei e Scafati, con batterie criminali e azioni di racket in grado di taglieggiare gli imprenditori locali. Secondo le indagini, uno degli imputati avrebbe gestito il racket della sala Bingo di Pompei, i cui proprietari sarebbero stati costretti a versare ingenti somme di denaro per ordine del clan, col passaggio di consegne nelle mani di uno degli imputati, che aveva portato all’aumento degli importi dei pagamenti, con tanto di raid punitivi eseguiti nei confronti dei dipendenti del Bingo, come nel caso dell’aggressione al parcheggiatore del locale-bingo. Secondo la Suprema Corte, sono valite le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, raccolte durante l'indagine. Nello specifico, si tratta di due collaboratori del clan Loreto-Ridosso.

Le motivazioni

«Le dichiarazioni sono spinte dal dare ai familiari un futuro migliore, che dunque mal si conciliano con false accuse, né sono emersi elementi di inquinamento della sincerità o della coerenza del narrato, con ripetute accuse a sé stessi e stretti compagni di commissione di gravi reati». La lunga vicenda giudiziaria a carico di L.D.M. , G.C. e F.D.M. , si è dunque conclusa con la conferma della sentenza e con il rigetto del ricorso contro la decisione in appello: i tre sono stati giudicati responsabili di estorsione aggravata in concorso. 

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