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Cronaca Scafati

Scafati, cellulare al boss che era in carcere: condannata guardia penitenziaria

L'inchiesta, ribattezzata "Easy Mail" e condotta dalla Dda di Napoli, portò alla scoperta che alcuni affiliati al clan Cesarano riuscivano a comunicare all'esterno delle loro celle del carcere di Poggioreale

Telefono al boss per comunicare dall'interno del carcere: la Cassazione conferma la condanna a 3 anni e mezzo per V.O. , 49enne scafatese agente della polizia penitenziara coinvolto nell'indagine della Dda di Napoli, "Easy mail". Un'inchiesta che portò alla scoperta su alcuni affiliati al clan Cesarano che riuscivano a comunicare all'esterno delle loro celle del carcere di Poggioreale. La difesa aveva chiesto l'annullamento della condanna per una serie di motivi, tra i quali quelli legati al fatto che i giudici di Napoli, nella condanna, avevano ripreso le argomentazioni del primo grado "nonostante dal dibattimento non fosse emerso che la guardia giurata alla quale si faceva riferimento nel corso delle intercettazioni fosse identificabile nell'attuale imputato". 

Ma per gli ermellini il ricorso va respinto, in quanto con la sentenza in secondo grado, i giudici in Corte d'Appello a Napoli avevano dato atto "del contenuto chiaro ed inequivoco delle conversazioni telefoniche ed ambientali con A.I. , destinatario dello stupefacente, dei cellulari e delle schede introdotte in carcere grazie alla corruzione dei dipendenti del carcere di Poggioreale. Con gli agenti che si erano resi disponibili a consentire tutto questo dietro pagamento di denaro o di altre utilità, oltre che della chiarezza dei colloqui telefonici attestanti l'asservimento di V.O. al detenuto, e soprattutto, della prova decisiva per l'identificazione dell'imputato - scrivono i giudici - emergente dal colloquio nel corso del quale il nipote assicurava al detenuto di averlo rifornito di sostanza stupefacente, denaro e altro e dell'informazione ricevuta sul furto della Fiat Punto subito dall'agente di polizia penitenziaria, di cui il detenuto già sapeva, tanto da chiedere al nipote di procurargli pezzi di ricambio per ripararla". 

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