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Cronaca Capaccio

Sentenza contro il bagnino eroe: Caroccia non avrebbe dovuto tentare il salvataggio

A Pierluigi Caroccia è stato negato il risarcimento richiesto per quanto accaduto: le motivazioni del giudice

Ha rischiato la sua vita per tentare di salvare due ragazzine in mare, finendo in coma e risvegliandosi dopo cinque giorni. E adesso, a distanza di quattro anni da quell'estate che lo ha segnato per sempre, ha saputo che non avrà un risarcimento dal lido presso cui lavorava. Secondo il bagnino eroe Pierluigi Caroccia, il lido avrebbe dovuto avere due postazioni per il salvataggio, invece quel giorno c'era solo un bagnino, da qui la richiesta di risarcimento. Il giudice del lavoro del tribunale di Salerno, D'Antonio però non è d'accordo e ha emesso una sentenza che così recita: "La violazione denunciata non può ritenersi in nesso casuale con l'incidente occorso in mare". Nel giorno precedente all'incidente, il 26 giugno 2012, i bagnini sarebbero stati due.  "La sola circostanze che nel giorno dell'infortunio fosse assente il secondo assistente bagnino  - scrive il giudice - non assume alcuna rilevanza nella causazione del danno lamentato dal ricorrente". Come si legge sul documento, "il Caroccia, dunque, pur avendo conseguito il patentito di bagnino e quindi pur avendo ricevuto un'adeguata formazione per svolgere la specifica attività di salvataggio, disattendeva le specifiche disposizioni dettate in materia di salvataggio. Ed  invero il salavataggio cd. a mani nude (ossia senza l'ausilio di nessun dispositivo di galleggiamento o recupero degli infortunati) deve essere evitato tutte le volte che si può intervenire con maggiore sicurezza ricorrendo a qualche mezzo".

In sostanza, secondo il giudice "possiamo affermare che il danno è stato provocato da una condotta dello stesso infortunato del tutto atipica ed eccezionale e tale da porsi come causa esclusiva dell'evento dannoso...La presenza del secondo bagnino non avrebbe potuto evitare l'infortunio avvenuto, come detto, per la sola imperizia dell'infortunato. Dobbiamo immaginare, infatti, che essendo due le persone in difficoltà. il secondo bagnino sarebbe stato impegnato nel salvataggio di una delle due, sicchè non avrebbe potuto evitare l'incidente al ricorrente", riporta la sentenza. Il bagnino di Capaccio, insomma, non sarebbe dovuto intervenire senza l'attrezzatura di salvataggio idonea. E quindi, Caroccia, per cui il Comune di Capaccio ha anche proposto la medaglia al Valor Civile, adesso è accusato di non aver agito come avrebbe dovuto ed è ritenuto l'unico responsabile di quanto accaduto. Ma, come da lui stesso annunciato, presenterà ricorso. La sentenza ha lasciato di stucco l'intera comunità che ha subito espresso piena solidarietà al bagnino-eroe.

La storia. Pierluigi Caroccia, il 27 giugno del 2012, era al lavoro come ogni mattina presso uno stabilimento balneare di Paestum, come bagnino di salvataggio. La giornata, a livello meteo - marino, non era delle migliori, c'era vento di tramontana. "Io non ricordo cosa è accaduto - raccontò alla nostra testata Pierluigi - ho cancellato il 27 giugno, i miei ricordi si interrompono la notte precedente quando sono andato a dormire e riprendono con il mio risveglio in ospedale del 1 luglio". A Pierluigi, infatti, l'accaduto fu raccontato dai familiari e dai colleghi che lo soccorsero: "Due bagnini mi hanno raccontato che mi sono tuffato in acqua per soccorrere due bambine che cercavano di inseguire un pallone che si allontanava. Tuttavia mi hanno raccontato che mi sono sentito male mentre tentavo di raggiungerle. Ho iniziato a galleggiare e la corrente mi ha trascinato sino alla prima bambina, che si è aggrappata a me come ad un salvagente. Ma io avevo già perso conoscenza". I bagnini si resero conto che qualcosa non va e si tuffarono, soccorrendo Pierluigi e le due bambine. "In precedenza - spiegò Pierluigi - come mi è stato detto dai colleghi, avevo salvato altre due bambine che pure andavano dietro ad un pallone. Forse mi sono sentito male in occasione del nuovo salvataggio e per questo devo aver perso conoscenza". Iniziò quindi la delicata fase del primo soccorso, la più importante, quella che se fatta bene dà molte più speranze di sopravvivere. Il giovane venne poi portato in ospedale ad Agropoli: le sue condizioni erano critiche. Ricoverato in coma farmacologico, il giovane affrontò un vero e proprio calvario insieme ai suoi familiari. Il 1° luglio Pierluigi, dopo aver lottato per 5 giorni contro la morte, si risvegliò dal coma. A seguito di quell'esperienza, Caroccia ha offerto, tra l'altro, la sua testimonianza di vita in diverse occasioni per lanciare il suo messaggio di speranza e di fede a tutti, girando anche uno spot progresso insieme ai ragazzi del Centro per la Legalità di Salerno.

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