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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Serre / Persano

Viaggio nel paradiso della Lontra: alla scoperta dell'Oasi di Persano

Un piccolo paradiso verde che, insieme alla confinante Tenuta Militare di Persano, rappresenta una grande isola felice le cui caratteristiche naturali si sono mantenute pressochè inalterate

E' aperta tutto l'anno per scolaresche, visitatori singoli e gruppi, offrendo un tuffo nella natura capace di affascinare grandi e piccini. Paradiso della lontra, il mammifero terrestre più raro d'Italia, l'Oasi WWF di Persano si trova all'interno di un Sito d'Importanza Comunitaria nei comuni di Campagna e Serre. Riconosciuta quale Area Umida di Importanta internazionale, ha un’estensione di 110 ettari e si trova nella parte alta della Piana del Sele. Insieme alla confinante Tenuta Militare di Persano, rappresenta una grande isola verde le cui caratteristiche naturali si sono mantenute pressochè inalterate. E il percorso natura, tra i più attrezzati d'Italia, gode di vari punti d'osservazione. All’interno dell’Oasi e nei suoi immediati dintorni si può apprezzare un diversificato mosaico vegetazionale costituito da un gran numero di ambienti erbacei, arborei ed arbustivi che sono alla base della grande biodiversità che caratterizza l’area. Può essere divisa in tre ambienti diversi: il lago, i canneti e il bosco igrofilo. Il primo è ricoperto di canneti per un un terzo della superficie, mentre il bosco è uno dei più importanti d’Italia. Quando il Sele è in piena, le acque lo invadono e fonde così il suo ambiente con quello fluviale: ben tredici, inoltre, le specie di orchidea che si possono ammirare passeggiando nel verde.

Oasi di Persano/foto da Facebook

In primavera, le gru solcano i cieli dell’Oasi, quando gli stormi risalgono la valle del Sele. Sono presenti nell’area anche il cormorano, gli aironi, le nitticore e le sgarze. Interessante è la presenza dei rapaci come il falco pecchiaiolo, il nibbio bruno, il nibbio reale, il falco pescatore. Di straordinaria importanza è, dunque, la presenza della Lontra, simbolo dell’Oasi e motivo principale della sua istituzione. Preoccupante, invece, è la presenza della nutria, con una popolazione stabile che si riproduce regolarmente. Questo roditore, di origini sudamericane, fu introdotto in Italia a scopo di allevamento per la produzione di pellicce, ma la crisi del settore ha determinato un progressivo abbandono degli allevamenti e l’immissione in natura degli esemplari. Cio’ ha portato alla formazione di popolazioni selvatiche che si sono espanse in modo assai rapido. Il problema delle specie aliene invasive è legato ai molteplici impatti negativi che esse esercitano sulla biodiversità locale. Nel caso della Nutria questo impatto interessa la vegetazione e l’avifauna acquatica, nonchè le colture agricole e gli argini dei corpi idrici. Tra gli anfibi troviamo, intanto, il tritone crestato italiano, il rospo comune, la raganella italiana e la rana verde.

Al Centro Visite, poi, accompagnati dalla guida, è possibile raggiungere il Sentiero Natura all’interno del territorio protetto, situato lungo la sponda sinistra del fiume Sele e che percorre ampi prati naturali, vaste zone di canneto e tratti di bosco igrofilo e consente di raggiungere da un lato tre osservatori posti ai bordi del canneto e dall’altro lato un unico osservatorio situato di fronte al bosco ripariale. L’Oasi di Persano è stata a lungo l’unica zona protetta adeguatamente attrezzata per le visite, con un Centro Visite, osservatori  per il bird-watching, sentieri natura, passerelle. Nel corso degli anni tali strutture hanno avuto diverse vicissitudini, e purtroppo alcune di queste ancora oggi si ripetono, a causa delle piene del fiume, di incendi e di atti di vandalismo. Vale la pena visitarla.

La Storia dell'Oasi:

Gli insediamenti più antichi nella zona sono stati ritrovati nelle zone interne collinari, più riparate dalle “paludi malsane”, e sembrano risalire probabilmente alla media età del bronzo. Restano tracce di primi insediamenti umani in una grotta ossifera nelle vicinanze di Campagna e in insediamenti con resti di manufatti sul Monte Polveracchio. Già ai tempi dei Romani, l’antico Silarus aveva importanza notevole, in particolare nel suo tratto terminale: a qualche chilometro dalla foce, infatti, sorgeva il Santuario di Hera Argiva, mentre in epoca coloniale l’emporio sul Sele costituì il luogo che vide compiersi tutti i passi cruciali della storia di Posidonia-Paestum. L’evoluzione del paesaggio della pianura alluvionale del Sele ha seguito per secoli la naturale successione degli ambienti legati alle dinamiche del fiume, e delle sue periodiche inondazioni, restando in buona parte una delle aree piu’ vicine all’originaria situazione vegetazionale e faunistica fino a quasi tutto il XIX secolo. Nel ‘700 la bellezza dei luoghi e l'abbondanza di animali indussero i Borboni a eleggere Persano Sito Reale, espressione che definiva i territori riservati alla caccia del re. I diari di Ferdinando IV di Borbone ci tramandano l'immagine di un ambiente naturale ricco di “fontane, valloni, boschi di cerri, di alberi selvaggi, di cinghiali, di daini e di lepri”, cosi’ come appare negli acquerelli dell’epoca e come la descrisse Goethe nei suoi viaggi. Le trasformazioni più importanti sono state avviate con la bonifica dei terreni realizzata a partire dal 1885 con la colmata della palude costiera, e proseguita fino agli anni trenta. Agli anni della bonifica risale un’espansione delle attivita’ agricole cui si deve in buona parte l’assetto del paesaggio agrario odierno della regione, compresi i più vecchi manufatti di edilizia rurale; mentre la fitta infrastruttura stradale e’ stata impostata nel secondo dopo-guerra, dapprima rete di collegamento interpoderale, quindi innesco di massicce dinamiche di edificazione, soprattutto nelle aree costiere. Alla trasformazione generalizzata del XX secolo è parzialmente sfuggita, insieme a poche altre, l’area di Persano, dove i boschi umidi planiziali sono rimasti a dominare la scena e la fauna si presenta particolarmente ricca di specie, anche rare come la Lontra. La presenza della diga, ultimata nel 1934, e del bacino artificiale da essa generato, hanno contribuito in questi 70 anni ad un’evoluzione dei sistemi naturali complessivamente nel senso della ripresa delle antiche dinamiche fluviali: con esondazioni, seppur di piccola portata, formazione di specchi d’acqua secondari ed ambienti lentici di notevole interesse naturalistico.

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