Dal Gambia a Salerno con la musica nel cuore: la storia di Lamin Ceesay
Diciassette anni, ma il suo cuore e i suoi occhi ne mostrano molti di più. Ne ha viste tante Lamin Ceesay, approdato a Salerno il 19 luglio del 2014: lo abbiamo intervistato
Diciassette anni, ma il suo cuore e i suoi occhi ne mostrano molti di più. Ne ha viste tante Lamin Ceesay, approdato a Salerno il 19 luglio del 2014. E' stato tra i primi migranti sbarcati nella nostra città. Dopo essere fuggito dal Gambia, il giovane ha affrontato rischi e pericoli inimmaginabili per molti ed ora ha iniziato una nuova vita, proprio a Salerno. A raccontarci la sua straordinaria esperienza, accanto a Massimo Santoro dell’associazione Musikattiva, è Lamin in persona.
Lamin, come e perchè sei arrivato a Salerno?
Io sono partito da solo in auto da Gambia quando avevo 16 anni. Ho affrontato un viaggio lunghissimo e ancora non credo di avercela fatta. Quando arrivai in Libia mi arrestarono perchè ero senza documenti: sono stato in prigione per due settimane. Con me c'erano altre persone, ma non capivo la loro lingua. Mi aiutarono a fuggire insieme ai miei fratelli più grandi (suoi amici ndr). Sono stato tre giorni nella foresta, poi nel deserto, senza mangiare. Avevo paura. Se i libici mi avessero ritrovato, mi avrebbero ucciso per l'evasione.
Cosa provavi in quei momenti?
Pensavo: io muoio. Invece sono sopravvissuto e non so ancora come. Molti miei amici più grandi non ce l'hanno fatta.
Tu credi che Dio ti abbia dato una mano?
Sì. Io sono musulmano, ma Dio è uno per tutti. Le religioni sono diverse. Dio mi ha aiutato.
Dopo l'evasione cosa successe?
Sono arrivato a Tripoli e lì ho lavorato e guadagnato i soldi per imbarcarmi e venire in Italia. Io non so nuotare e avevo molta paura. La nave era danneggiata e noi stessi abbiamo provveduto ad aggiustarla alla meglio.
Cosa hai pensato quando hai messo piede in Italia?
Io ho pensato: sono vivo. E' stato un viaggio lunghissimo e terribile. Erano tutti in silenzio. Una volta arrivato ancora non credevo fosse vero. Poi da Salerno mi trasferirono in una casa famiglia a Potenza, ma non mi sono trovato bene. Non capivo la lingua: è stata dura. Allora tornai a Salerno e ho chiesto aiuto a Rosario Caliulo dei servizi sociali che mi aveva dato il suo numero dopo lo sbarco: lui è venuto a prendermi alla stazione, mi ha portato al ristorante e poi mi ha sistemato in una casa famiglia qui in città, dove mi trovo bene.
Come trascorri la tua giornata?
La sera vado a scuola alla Monterisi e ho scoperto la passione per la musica: frequento Musikattiva. “Great Future Project” è la formazione musicale realizzata da Massimo Santorio e gli altri membri dell’associazione . L'assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Salerno ci ha messi in contatto. Io scrivo le canzoni e loro mi aiutano per la musica.
Quale è il tema delle tue canzoni e quale il genere?
Scrivo canzoni d'amore (ride ndr). Il genere è tipo reggae, con influenze afro.
Ora sei felice?
Sì, solo mi manca il mio fratellino che è rimasto in Gambia e non intende partire: fa bene. Io il viaggio non lo consiglierei a nessuno.
E i tuoi genitori?
Sono morti, anche i miei nonni. Alcuni amici pensano al mio fratellino a cui mando aiuti io da qui.
Quando pensi vi rivedrete?
Tra cinque anni io torno da lui in vacanza. Ma lui non verrà qui e io condivido la sua scelta: il viaggio è troppo pericoloso.
Hai perso qualcuno di caro durante il viaggio?
Sì, tanti amici e uno in particolare che mi è sempre stato vicino nel viaggio. Lui non ce l'ha fatta. E' morto in mare.
Cosa hai imparato da tutto questo?
Ho capito che viaggiare e conoscere posti e persone diverse è importante perchè aiuta ad avere rispetto per tutti: se una persona non è mai stata straniera in un luogo che non conosce, non può capire cosa provano gli stranieri nella sua terra.
A Salerno come sei stato trattato? Hai incontrato qualche persona razzista?
No, solo un signore che mi ha scambiato per un terrorista: quando sono tornato, era il periodo dell'attentato in Francia e quindi qualcuno aveva paura. Un uomo mi chiese se fossi musulmano, io gli risposi di sì e lui mi definì terrorista. Ma a parte quell'episodio, nessuno mi ha più accusato di qualcosa. Non tutti possono voler bene a tutti, ma l'importante è che ci sia rispetto per i diritti umani.
Come immagini il tuo futuro?
Vorrei dedicarmi alla musica e lavorare come operaio. Quando canto mi sento bene e mi passa la tristezza. La musica è bellissima.