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Cronaca

L'università di Salerno fuori dalla CRUI

Il Senato accademico ha deciso di uscire dalla conferenza dei rettori per "l'affievolirsi del suo essere interlocutore istituzionale autorevole"

L'università degli studi di Salerno esce dalla conferenza dei rettori (CRUI): la decisione del Senato accademico dell'ateneo salernitano è stata resa nota a mezzo comunicato stampa. “A ormai mezzo secolo dalla sua fondazione - si legge nella nota del Senato accademico di Fisciano - è giunto il momento di chiedersi se la CRUI non abbia esaurito la spinta propulsiva per realizzare le alte finalità istituzionali indicate nel suo statuto".

UNISA riconosce l'importanza dell'organismo ma lo critica definendolo un "interlocutore poco autorevole": "Senza rinnegare i caratteri positivi di un'associazione che ha svolto un ruolo rilevante nel potenziamento dell'alta formazione e della ricerca, appare indubbio che in questi ultimi anni la CRUI abbia visto progressivamente affievolirsi la propria funzione di interlocutore autorevole, capace di incidere positivamente sui problemi gravi e urgenti che assillano il mondo dell'Università, soprattutto nei confronti della classe politica che, a prescindere dagli schieramenti, non ha mai perseguito una strategia programmatica coerente nei confronti dell'Università, salvo ad assumere un atteggiamento sostanzialmente punitivo e lesivo della sua autonomia".

"La crescente difficoltà di imporsi come soggetto istituzionale in grado di esprimere con forza e voce unitaria le questioni di interesse comune - si legge ancora nella nota - ha minato il rapporto fiduciario con l'insieme delle componenti universitarie che ormai tendono a riconoscere nella CRUI un’associazione di carattere corporativo, chiusa ai problemi reali, cui non può essere delegata la rappresentanza delle esigenze di un sistema drammaticamente alle prese con una crisi che non ha ancora esaurito i suoi effetti. Ancora più stridente appare, allora, il contrasto tra la debolezza del progetto programmatico e il proliferare di iniziative, attività, corsi e seminari promossi dal "braccio operativo" dalla Fondazione CRUI, che sempre più si configura come agenzia volta ad erogare servizi a pagamento in accordo sostanziale con le scelte di politica universitaria di volta in volta promosse dai vari governi".

"Per queste difficoltà e le contraddizioni in cui versa - ha concluso il Senato accademico - la CRUI non sembra più in grado di esprimere e tradurre in istanze concrete i drammatici bisogni di un'università che, secondo un'analisi da tutti condivisa, sta vivendo un momento di difficoltà ormai insostenibile e che deve trovare la forza di sperimentare nuove e più attive forme di partecipazione non più delegabili ad un'organizzazione di vertice”. 

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