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Cronaca

Carcere di Salerno, agente preso a pugni da un detenuto: l'appello del Sappe

Fattorello: "Indetto lo stato di agitazione e l'interruzione delle relazioni sindacali con la Direzione del Penitenziario, per la assenza di interventi da parte dell'amministrazione come richiesti dalla nostra segreteria"

Violenza nel carcere di Fuorni: come denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, verso le ore 14, nella Prima Sezione detentiva della Casa Circondariale di Salerno, mentre i detenuti rientravano dai cortili passeggi, un detenuto straniero di origini africane, senza apparenti motivi, ha preso a pugni un assistente della Polizia Penitenziaria in servizio. A renderlo noto, il segretario nazionale Sappe della Campania, Emilia Fattorello: “L'intervento di altri poliziotti ha evitato peggiori conseguenze al collega colpito, nel frattempo colto da shock per i violenti colpi subiti, ma altri Baschi azzurri sono rimasti contusi. - ha spiegato-  Il detenuto autore dell'insano gesto per il passato sembra essere stato in osservazione per disturbi mentali. Per questi ed altri motivi denunciati dal Sappe, già da troppo tempo, è stato indetto lo stato di agitazione e l'interruzione delle relazioni sindacali con la Direzione del Penitenziario, per la assenza di interventi da parte dell'amministrazione come richiesti dalla nostra segreteria regionale, prima e dopo la violenta rivolta del 7 marzo che ha visto l'istituto di Salerno dare inizio alle devastazioni”.

Parla il segretario generale Donato Capece

“Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni? Quel che è accaduto, di una violenza inaccettabile, ci ricorda per l'ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario.

Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Salermo, la richiesta di un incontro con i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria per affrontare gli eventuali interventi da adottare, come ad esempio proprio il trasferimento dei detenuti violenti e custodia differenziati per coloro i quali dovrebbero stare ristretti in strutture ad hoc per chi soffre di disagio psichico e mentale”.

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