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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Coronavirus, rischio di riduzione del traffico dei container anche a Salerno

Se l’emergenza Coronavirus non cesserà al più presto, permettendo alla Cina di riattivare la produzione industriale almeno entro il mese di febbraio, la logistica italiana rischia di pagare un conto molto salato

Non solo fobie e spavento in Italia. Il Coronavirus minaccia la salute della logistica italiana. Come riporta Trasportale, se in Cina l’emergenza non verrà messa sotto controllo, da fine febbraio inizieranno ad essere visibili le prime ripercussioni sul traffico dei container nei nostri porti, con conseguenze  sui flussi di merci e sull’intera economia. Secondo le prime stime del Freight Leaders Council, l’associazione che riunisce i maggiori player della logistica nazionale con l’obiettivo di studiare l’andamento del settore, la riduzione dei container potrebbe arrivare fino al 20 per cento in porti strategici per il nostro sistema, come Genova o Salerno, per via dello stop delle partenze dalla Cina. Con ricadute dirette su tutta la catena logistica (spedizionieri, autotrasporto, magazzini) fino a mettere in sofferenza settori chiave per l’economia, quali l’automotive, l’elettronica e la produzione di macchinari altamente specializzati. Già da ora è possibile rilevare fattori negativi per il mercato: i costi per le spedizioni da e per la Cina stanno aumentando, mentre le portacontainer in arrivo nei porti cinesi stanno incontrando diversi disagi, dovuti principalmente alla mancanza di personale per lo scarico delle merci.

Il commento

Secondo Massimo Marciani, Presidente del Freight Leaders Council, "se l’emergenza Coronavirus non cesserà al più presto, permettendo alla Cina di riattivare la produzione industriale almeno entro il mese di febbraio, la logistica italiana rischia di pagare un conto molto salato”. Gli analisti internazionali concordano sul fatto che i danni all’economica globale potranno essere gestibili se l’emergenza cesserà entro la fine del mese, ma lo slittamento al 17 febbraio della ripresa delle attività in Cina non fa ben sperare. A cui si aggiungono anche le previsioni al ribasso delle agenzie di rating sul Pil cinese. L’Italia è il quarto partner commerciale della Cina, stando alle rilevazioni di Info Mercati esteri del Ministero degli Affari esteri. Le importazioni, in crescita, sono state pari a 30,8 miliardi di euro nel 2018. Dalla Cina arrivano, soprattutto via mare con traffico container, prodotti tessili e abbagliamento, computer e elettronica, macchinari e manufatti in plastica e metallo. Anche l’export, benché più contenuto (pari a 13,2 miliardi nel 2018), pone la Cina al quarto posto tra i nostri partner commerciali, soprattutto nel campo della chimica, farmaceutica, veicoli, mobili e abbigliamento.

La bilancia commerciale

Una bilancia commerciale che, tradotta in container, sviluppa 1,1 milione di TEU in entrata e 800 mila in uscita. Ovvero circa il 18% del traffico containerizzato rispetto ai 10,3 milioni di TEU movimentati nei principali porti italiani sempre nel 2018 (dati centro studi Federspedi). Una perdita, quella del traffico container da e per la Cina, che andrebbe ad indebolire ancora di più il sistema portuale italiano, già minato nella competitività negli ultimi anni. Infatti, nei 13 scali nazionali dove sono presenti terminal container, la capacità teorica di movimentazione è di 16,7 milioni di TEU, che vuol dire circa il 60% di quella registrata nel 2018 (10,3 milioni). Negli ultimi vent’anni, quando altri porti del Mediterraneo crescevano fino al 500% nel traffico container, l’Italia aumentava solo del 50% (dati Conftrasporto-Confcommercio). E negli ultimi cinque non è riuscita a raggiungere gli 11 milioni di TEU, arrivando ai 10,3 del 2018.


 

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