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Roberto Saviano ha incontrato il "miracolo Giffoni"

L'autore di 'Gomorra': "L'unica vera macro-organizzazione che investe sui giovani è la mafia: non c'è altra azienda in Italia con persone di meno di 30 anni nei consigli di amministrazione"

"Venire qui significa incontrare un miracolo del talento, delle idee e dei progetti" ha esordito così lo scrittore Roberto Saviano nel suo incontro coi giovani giurati del Giffoni Film Festival. Il Premio Truffaut quest'anno è andato per la prima volta a uno scrittore: "Sono davvero contento di essere qui - ha ammesso l'autore di "Zero Zero Zero" - in questo miracolo che viene dalla mia terra e il video di 'Welcome' mi ha toccato davvero perché ho sentito i vostri occhi su di me". Saviano è arrivato alla Cittadella del Cinema scortato dalle sue cinque guardie del corpo che non l'hanno perso di vista nemmeno un attimo compiendo il loro lavoro di scorta anche all'interno della sala, quando l'autore firmava autografi ai ragazzi "Se per straordinaria intendiamo una vita al di fuori dell’ordinario, allora ci sono dentro mio malgrado - ha affermato lo scrittore, il cui successo letterario ha stravolto la vita -  io volevo poter lavorare raccontando e osservando, ma non immaginavo tutto questo. La mia straordinarietà è dovuta a un percorso che era partito come ordinario, quindi in parte è stata casuale in parte me la sono cercata, ma non ne sono scappato via anche se vorrei spesse volte", è così che l'autore di "Gomorra" descrive ai ragazzi quello che è diventata la sua vita dal momento in cui il suo libro ha iniziato a diffondersi e a piacere ai lettori. Durante l'incontro con i ragazzi, Saviano insiste sull'importanza di combattere e di fare la cosa giusta per se stessi "Quando ti capita una vita oltre l’ordinario, o scappi o ti dai coraggio. Il coraggio è innato, io mi sento di vivere questa vita e di riuscire a farlo allevando il coraggio dentro di me. Sono arrivato a ciò anche perché sono ambizioso - rivela Roberto - volevo che le mie parole arrivassero a migliaia di persone". Si mette un po' a nudo davanti ai ragazzi ed è estremamente sincero quando ammette "I miei limiti sono moltissimi e il fatto di avere una vita limitata rende tutto limitato, è come se fossi in galera. In qualche modo però mi salva la sensazione e il sapere di poter arrivare a tante persone e di sperare che le mie parole possano trasformare tante persone. Il mio limite - ha spiegato Saviano - viene superato dal fatto che la parola possa scovare tante strade". Saviano sembra voler spiegare ai ragazzi di Giffoni, alcuni dei quali provengono da terre in cui la mafia la fa da padrone, come difendersi da questa forza oscura: "La forza vera è cercare di costruire empatia. 'Forever young' significa non abbassare mai la guardia, non sedersi mai ma cercare di comprendere. Ci si può difendere dandosi il tempo per capire, per imparare, per leggere e approfondire determinate questioni, ma soprattutto bisogna cercare di sentire le cose come vicine a sé, come qualcosa che ci appartiene",e a questo proposito lo scrittore 34enne ammette che non è facile per tutti farsi avanti e denunciare le mafie "Mi sento di dover essere indulgente perché ci sono terre in cui una denuncia significa la rovina della propria vita e della propria famiglia. L’omertà si rompe nel momento in cui la legalità diventa conveniente: se la legalità è solo una scelta etica le cose non girano bene, il diritto deve mettere in condizione le persone di non dover più mentire e stare zitte". Una concezione della legalità valida, che però non esiste nel nostro paese in cui "L’unica vera macro-organizzazione che investe sui giovani è la mafia: non c’è altra azienda in Italia con persone di meno di 30 anni nei consigli di amministrazione" grida Roberto Saviano quasi con un po' di rabbia, anche perché in molti territori del nostro paese le persone non hanno alternative se non "arruolarsi" e diventare parte del sistema mafioso. Ammonisce anche sul fascino delle associazioni mafiose e insiste sempre sul potere della conoscenza e della parola che permette di smontare e di spezzettare la macchina mafiosa. Diana Della Mura

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