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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Mostra collettiva di artisti del Novecento alla galleria "Il Catalogo" di Salerno

Alla Galleria "Il Catalogo" di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta - Salerno, via A.M. De Luca, 14 - sarà allestita una mostra collettiva di artisti del Novecento figurativo italiano, insieme alle opere di autori contemporanei legati al territorio

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

Natale al Catalogo: Guardare un quadro. Dipinti come impronte di un secolo, il Novecento, che abbiamo sì lasciato alle spalle, ma che ci chiama, ci tenta, ci avvince, con quel fascino che il tempo sempre più andrà tingendo di storia. Un “‘900”, quello che dedicheranno al pubblico della Galleria “Il Catalogo” di Salerno, Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, fatto di abili creatori, di inarrivabili maestri del colore, delle forme, della materia, che osservata oggi, si dispiega in una produzione così varia, raffinata ed intensa da far “scuola”, in un mondo creativo che spesso trae in inganno, come specchio deformante. Attende solo il giorno dell’inaugurazione, che avverrà sabato 30 novembre alle ore 11,30, la abituale e familiare collettiva, attraverso cui Il Catalogo, riafferma dopo mezzo secolo di resistenza, la propria coerenza estetica, proponendo un florilegio di artisti che hanno trasmesso segni di sapienza antica in un mondo burrascoso, sempre nervosamente teso alla ricerca di una via verso la modernità e che hanno mostrato un ingegno libero e forte ad una generazione che ha patito oppressioni e guerre. Una generazione di artisti che ha condiviso la formazione di un nuovo linguaggio plastico, contribuendo a quelle forme d'avanguardia che hanno reso originale e feconda l'arte del periodo. Sulle pareti della galleria incontreremo un intenso Nudo di Ugo Attardi datato 1983. Per Attardi solo la figuratività era un elemento della modernità per la sua potenza espressiva e il suo fascino perché in grado di esprimere l’impura essenza dell’uomo e la sua eroica grandezza, che vive con la sua fragilità in una società sempre più frammentaria, che induce il pittore a segmentare lo sfondo del dipinto. Un pastello di Giuseppe Cesetti, il "buttero maremmano", che ha allevato le sue mandrie nei quadri, poeta della natura, ci suggerisce come scoprire il mondo a un passo da casa, con speranza e fantasia, e di contro due figure di Bruno Cassinari, in quel bilico fra natura e invenzione, fra sensazione ed emozione, tra flagranza e memoria un segno mai staccato dalla realtà delle sensazioni. Una natura morta di Enrico Paulucci, pomodori e limoni immersi in quel disincantato cromatico, collocati in uno spazio dove l’arte gioca con se stessa e davvero pare volersi austeramente isolare in un universo proprio ed esclusivo, con a fronte “Il mattino” di Renato Borsato, esempio di una tecnica pittorica supportata da schemi semplici di composizione, che scatta in una breve sintesi, nelle linee profonde con l’impronta del carattere deciso in mezzo a campiture larghe e spaziate, che hanno la suggestione di alcune angolazioni riprese come da un obiettivo cinematografico. Ritroveremo il realismo libero e poetico di Pugliese Enotrio,l’urgenza di esprimere l’essenziale nella realtà e il tormento interiore che l’accompagna nell’indagine pittorica di Enzo Pregno, il lirismo fantastico di Ernesto Treccani, Mario Carotenuto,con il suo spazio multiplo ricreante la natura delle cose, del paesaggio, nell’infinito dilatarsi dei suoi significati, intravedendo in essa una nuova coscienza della struttura spaziale, in cui i soggetti si aprono senza limiti, gli uni negli altri, in rapporti di tono. La collettiva resta sempre un interessante viaggio. Il centro narrativo sono le “scuole” toscana e romana, rappresentato da immagini che si compongono e dialogano come in uno specchio, in cui la sapienza pittorica viene interpretata con la rappresentazione puntuale dei riflessi e dove l’arte figurativa verrà racchiusa nello sguardo del fruitore. Nei pezzi esposti nella collezione vi è rinchiusa e raccontata una storia, che il più delle volte narra il bello e l’amore sconfinato per l’arte. Gli artisti che si raccontano e ci raccontano la storia artistica del Paese sono numerosi, a cominciare da Antonio Possenti, con la sua narrazione popolata di strani uccelli, boschi incantati, giocattoli fantastici, composti di infiniti particolari resi con giochi cromatici e segni pastosi, la tradizionedi Sergio Scatizzi, composta in una misurata costruzione, con il suo sguardo sulla prorompente maremma, una sinfonia toscana per esaltare tutte le contraddizioni della sua terra, eternamente divisa tra morbidezza pittorica che ne esalta i rilevi simili alle onde di un mare luccicante, e la secchezza del suolo ingrato, Gastone Breddo, in cui la pittura è viva, poiché espressa autonomamente attraverso un linguaggio nel quale segno, colore e forma si fondono in poetiche riproposte della realtà, al limite dell’astrazione. E ancora, Rosai, Viani, Ziveri, Gentilini, Carena, Omiccioli, e altre numerose firme del Novecento italiano. La selezione ospita anche una sezione dedicata alla scuola salernitana, in modo da mantenere un filo sempre vivo con la città, con le sue forme creative, inaugurata da un omaggio a Guido Gambone, il celebre ceramista, l’artista di Montella, vietrese d’adozione e i suoi disegni, esercizio quotidiano e liberatorio, passando per il realismo coloristico di Virginio Quarta, sino a giungere alle nuove generazioni con lo studio sulle forme e i toni di Amedeo Ternullo, la pittura grande e misteriosa di Eliana Petrizzi e le risonanze emotive di Giovanni Tesauro. A chiudere, idealmente, le composizioni pop contemporanee di Greenpino e Norberto Tedesco.

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