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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica Giffoni Valle Piana

Continua a tenere banco la vicenda del manifesto di Noi con Salvini, parla Mentana

Mentana dopo il post sul manifesto con Mussolini: "L'ansia di redenzione, l'autopurificazione, il lucro politico hanno impedito per decenni, e in gran parte impediscono tuttora, un'analisi storica più serena"

Continua a suscitare polemiche e reazioni il post pubblicato su facebook dal direttore del TG LA7 Enrico Mentana che, mostrando la foto di un manifesto che esaltava l'azione di governo di Mussolini affisso a Giffoni Valle Piana dal locale circolo di Noi con Salvini, chiedeva al leader della Lega di fare pulizia all'interno del movimento prima che diventi LVI con Salvini. Oggi, infatti, a 24 ore dalla pubblicazione del primo post, Mentana ha commentato quanto successo nelle ore successive alla pubblicazione della foto.

Diverse centinaia dei commenti al post precedente confermano come sia impensabile una legge che estenda il reato di apologia del fascismo: si creerebbe solo una sacca ampia di reducisti virtuali, corroborata dalla penalizzazione. Chiedersi come sia possibile che nel 2017 ci siano ancora tante persone che rivendicano l'eredità fascista, facendo lo slalom tra gli errori e gli orrori e magnificando le cose buone fatte nel ventennio, significa non aver mai conosciuto quella parte dell'Italia profonda del "quando c'era lui". Ma significa anche - in modo meno scontato - non aver mai preso atto dei guasti di una enfatica liquidazione storica di quel periodo di storia italiana. L'ansia di redenzione, l'autopurificazione, il lucro politico hanno impedito per decenni, e in gran parte impediscono tuttora, un'analisi storica più serena. Il fascismo è stato battuto dalla storia, fu un regime volutamente illiberale, teorizzò - anche se mai riuscì a metterlo in atto compiutamente - lo stato totalitario, perseguitò sistematicamente i suoi oppositori, instaurò un apparato di leggi vergognose contro gli appartenenti a religioni e etnie diverse da quella prevalente, si alleò col nazismo e ci portò a una guerra rovinosa. Ma sotto la mole schiacciante di questi innegabili connotati è stato anche tante altre cose che si sono intrecciate alle vite di milioni di italiani. Si è persa l'occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia (di fatto ne sono stati ricordati 130) per cominciare a fare i conti davvero con quel buco di 20 anni. La forza della democrazia sta anche nel potersi permettere una storia collettiva non condizionata dalle esigenze del presente o dalle paure del futuro. Opere di grande spessore (e mole) come quelle di De Felice e Vivarelli, o il grande e variegato lavoro di Emilio Gentile, e tanti altri studi ci mettono in condizione di riaprire il cantiere, prima che la discussione scenda ulteriormente, riducendosi a livelli in confronto dei quali le dispute sul bagno di Chioggia o il manifesto di Giffoni sembreranno dialoghi platonici (in tutti i sensi)

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