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10-05-1998: quando la serie A "baciava" Salerno

Dopo 51 anni, in quel giorno campale di 18 anni fa, la Salernitana di Delio Rossi conquistò la massima serie per la seconda volta nella sua storia. Una gioia immensa che passò in secondo piano, offuscata dal dolore per le vittime dell'alluvione di Sarno

"Capire tu non puoi...Tu chiamale se vuoi... Emozioni".

Quest'aulica citazione tratta da uno dei versi di maggior pathos della canzone "Emozioni" di Lucio Battisti, oltre a prestarsi a variegate contestualizzazioni, ha il "merito" di rappresentare in parole semplici il sentire comune di chi a quel tempo, in quel lontano 10 maggio 1998, ha avuto la fortuna di vivere un avvenimento memorabile per la città di Salerno. Dopo 51 anni dall'ultima (e unica fino a quel momento) apparizione in massima serie dei granata, in quel "Dì di festa", la Salernitana di Delio Rossi conquistò matematicamente l'agognata serie A, entrando di diritto nel firmamento del calcio campano.

Padrona indiscussa di un campionato di serie B letteralmente stracciato, quell'assolata domenica di maggio di 18 anni fa, altro non fu che la degna conclusione di un "viaggio inaspettato": nessuno infatti, nemmeno il più ottimista dei tifosi granata, ebbe l'ardire di pronosticare agli albori di quella stagione, una cavalcata trionfante di quelle proporzioni. E neanche a dirlo, l'inattesa promozione - domenica dopo domenica - fu accompagnata da un entusiasmo dirompente, e che portò la torcida granata a compiere dei veri e propri esodi in tutta Italia, pur di spingere la spumeggiante formazione di Rossi nell'impresa sportiva che in passato era stata solo sfiorata. Ma l'inebriante gioia di aver centrato un obiettivo storico venne lettaralmente spazzata via dalla tragedia immane che pochi giorni prima aveva colpito le cittadine di Sarno, Quindici (distanti pochi chilometri dal capoluogo) ed altri comuni limitrofi: durante la notte tra il 5 ed il 6 maggio, un alluvione provocò una frana di proporzioni impressionanti che oltre a devastare un intero territorio, travolse e uccise 160 persone. Un dramma terribile che colpì al cuore tutta la nazione, ma in particolar modo la città di Salerno, che in quei momenti terribili - durante la gara con il Venezia ancora si scavava nel fango nella vana speranza di trovar vivo qualche sopravvissuto - quasi provava vergognava a "dover" celebrare il suo "matrimonio con la serie A".     

La festa che venne si ridusse ad un semplice giro di campo, condotto con sobrietà e senza un benché minimo eccesso. Addirittura, i salernitani, di ritorno dallo stadio Arechi, soffocarono anche l'istintivo desiderio di far "strombazzare" i clacson tra le vie della città. Il rispetto per il dolore di chi a pochi chilometri soffriva le pene dell'inferno fu più grande della gioia più bella.  

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