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2 giugno, festa della Repubblica e Garibaldi

"Non è il quadrilatero di Mantova e Verona che ha potuto arrestare il nostro cammino, ma il quadrilatero di diciassette milioni di analfabeti e cinque milioni di Arcadi". P. Villari

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

Il 2 giugno è una data importante per noi italiani giacchè si celebra la Festa della Repubblica. Nel 1946, in seguito ad un referendum indetto a suffragio universale, si decide di sostituire la monarchia di casa Savoia in favore della Repubblica. Il primo luglio Enrico De Nicola viene nominato Presidente della Repubblica e Alcide De Gasperi Presidente del Consiglio. Il primo gennaio del 1948 entra in vigore la nuova Costituzione. Nel 2001, su impulso dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che è stato protagonista, di una vigorosa azione di valorizzazione dei simboli della patria, la Festa della Repubblica ha acquisito la dignità che gli compete. Il cerimoniale ufficiale delle celebrazioni che si svolgono nella capitale, ha un valore altamente simbolico. Prevede l'alzabandiera solenne all'Altare della Patria e l'omaggio al Milite Ignoto con la deposizione di una corona d'alloro, l'esecuzione dell'Inno di Mameli, la sfilata dei corpi militari e paramilitari. Il 2 giugno, cosa a molti ignota, ricorre anche l’anniversario della morte di uno dei più grandi personaggi del Risorgimento. Nel 1882, moriva a Caprera, Giuseppe Garibaldi. I protagonisti del Risorgimento sono stati principalmente intellettuali e borghesi. E’ mancata, invece, quasi del tutto la mobilitazione del popolo. Accanto ai nomi più celebri, come Mazzini, Cavour e Vittorio Emanuele II, c'è un universo di storie di uomini e donne che hanno contribuito ad alimentare il sogno di un'Italia unita, arrivando spesso a sacrificare la propria vita. Come dimenticarsi di Ciro Menotti, giustiziato il 26 maggio (altra data importante nella storia italiana) del 1831, Luciano Manara, Carlo Pisacane, i fratelli Bandiera, Manin e Tommaseo. Conosciuto come l’Eroe dei due Mondi, Garibaldi rientra in Italia nel 1848, dopo un esilio in Sud America. Nel 1849 partecipa attivamente alla difesa della Repubblica Romana che avrà vita breve ma intensa. La notte fra il 2 e il 3 giugno 1849 (ancora il 2 giugno), il generale francese Oudinot guida i suoi verso Roma e conquista, dopo continui capovolgimenti, i punti chiave di difesa della città. Muoiono circa 1000 persone, fra cui Francesco Daverio, Enrico Dandolo e Goffredo Mameli che, ferito, morirà in seguito per gangrena. I versi dell’Inno “ stringiamci a coorte, siam pronti alla morte”, assumono a posteriori, un aspetto autobiografico. Garibaldi ritornerà protagonista nell’incredibile Spedizione dei Mille, che sarà il suggello della sua splendida carriera militare. E’ senza dubbio alcuno, l'azione decisiva, per la realizzazione del processo di unificazione della penisola. Ideatori dell’impresa sono Nino Bixio e Francesco Crispi. Il primo è amico di Goffredo Mameli, il secondo diventerà presidente del Consiglio. La marcia trionfale di Garibaldi termina il 26 ottobre 1860 a Teano, dove consegna a Vittorio Emanuele II i territori dell’Italia meridionale. La conquista del regno delle Due Sicilie da parte dei volontari in camicia rossa guidati dal Generale, è l’immagine di maggior potenza simbolica del Risorgimento. Rimane una delle poche vittorie militari risorgimentali sul campo di battaglia. Senza l’astuzia politica di Cavour, il processo di unificazione sarebbe stato ben lungi dal divenire e il sacrificio di tanti, troppi patrioti, sarebbe stato vano. PS: il 23 maggio ricorre l’anniversario della morte del giudice Falcone. Con un attentato di stampo mafioso, Cosa Nostra toglieva la vita al Giudice, la moglie e tre uomini della scorta. Un boato e l’enorme colonna di fumo sono i segni da imprimere nella memoria di tutti noi.

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