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Chiese aperte o chiuse? "No a banalizzazioni, allarghiamo l'orizzonte e ricostruiamo": parla padre Ernesto Della Corte

"Più che il Covid-19, io temo la pandemia dell'idiozia con una società caratterizzata da sempre più ricchi e sempre più poveri", ha esordito il noto biblista salernitano

Ampliare l'orizzonte, non lasciarsi distrarre da questioni che nulla hanno a che vedere con la Chiesa, ma mirare all'unità e alla riscoperta della crisi come opportunità di ricostruzione del sè e del mondo. Questo l'appello di Padre Ernesto Della Corte, il noto biblista dell'Arcidiocesi di Salerno, nonchè docente presso l'ISSR cittadino che ha espresso la sua in merito alla pandemia che ha fatto uscire allo scoperto i nervi di tutti, privando la comunità degli anziani: "Più che il Covid-19, io temo la pandemia dell'idiozia con una società caratterizzata da sempre più ricchi e sempre più poveri - ha esordito Padre Ernesto - Noi, come Chiesa, abbiamo il compito di cercare di far riflettere le persone: non possiamo stringere il pianeta, facendo prevalere quella mentalità lombarda del profitto che crea un mondo che sta soffocando. Come mai adesso i mari sono più puliti? La pandemia io la vedo come un segno: è il momento di concentrarsi su una crescita culturale, poltica, e sociale. Non si può ridurre la questione alle chiese aperte o chiuse", ha osservato Padre Ernesto, riferendosi alla recente polemica sorta tra Cei e Governo circa le disposizioni precauzionali da attuare nell'ambito dell'emergenza sanitaria.

L'appello

Mantenendosi sulla linea della prudenza, Padre Ernesto volge lo sguardo, a proposito di messe, in particolare alle parrocchie povere e piccolissime che, a differenza del duomo e delle chiese grandi, non potrebbero permettersi, tra l'altro, le costose sanificazioni previste: "Credo che Conte abbia sbagliato la comunicazione, ma molto più grave è stato vedere l'altro giorno un vescovo su Youtube poco evangelico e poco costruttivo che ha scavalcato le gerarchie, dando un'immagine e una voce non belle. Occorre, al contrario, puntare alla ricomposizione di un'unità che non c'è: io sono dalla parte di Mattarella, in quanto questo è il momento in cui i politici, gli economisti, in sinergia devono studiare insieme come provvedere alle leggi, anche, ad esempio, contro i subappalti, contro la corruzione, per promuovere la meritocrazia che, ad oggi, non esiste". Rivendicando il rapporto educativo della Chiesa con il mondo, Padre Ernesto invita tutti ad allargare gli orizzonti, a non banalizzare le vicende, ricordando che la bibbia insegna come le crisi non esistano, ma esistano solo le opportunità. "Troppe le messe biascicate e maltrattate - incalza il biblista- il culto è un modo di pensare, la stessa cultura popolare va evangelizzata: il Papa lo sta dicendo in ogni modo, ricorrendo ai segni e a simboli come nel Venerdì di Pasqua. La fede, diceva monsignor Grimaldi, deve diventare cultura di solidarietà. Il salario universale proposto dal Papa è rivoluzionario. La gente vuole ritornare alla vita di prima, ma, ripeto, la pandemia per me è stata un segno: se la creazione non viene rispettata, non perdona". Infine, Padre Ernesto fa appello alla creatività pastorale dei vescovi: "Rinunciamo alle processioni, proponiamo un modello di sviluppo diverso", ha concluso il biblista. 

La riflessione

Il guardare oltre la forma, riscoprendo la sostanza, dunque, appare una sensata risposta al comunicato della CEI che esprime un’idea di Chiesa opposta a quella espressa, tra gli altri, da don Tonino Bello che faceva appello ad "una Chiesa disarmata, che si fa compagna del mondo. Che mangia il pane amaro del mondo. Che nella piazza del mondo non chiede spazi propri per potersi collocare. Non chiede aree per la sua visibilità compatta e minacciosa, così come avviene per i tifosi di calcio quando vanno in trasferta, a cui la città ospitante riserva un ampio settore dello stadio. Una Chiesa che, pur cosciente di essere il sale della terra, non pretende una grande saliera per le sue concentrazioni o per l’esibizione delle sue raffinatezze. Ma una Chiesa che condivide la storia del mondo. Che sa convivere con la complessità. Che lava i piedi al mondo senza chiedergli nulla in contraccambio, neppure il prezzo di credere in Dio, o il pedaggio di andare alla messa la domenica".

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