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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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De Luca: "Dovete andare a piedi a Pompei se decido di fare il terzo mandato". Poi attacca il Pd

Il governatore della Campania ha partecipato, oggi, alla Festa dell'Unità a Napoli

Vincenzo De Luca a tutto campo alla Festa dell’Unità di Napoli. Il governatore della Campania, oggi, ha risposto a diverse domande sul suo futuro politico senza risparmiare critiche, contemporaneamente, al Pd, di cui è esponente nazionale e suo figlio Piero vice presidente del gruppo alla Camera. Sulle prossime elezioni regionali campane, tra il serio e l’ironico, ha dichiarato: “Se penso al terzo mandato? Certo che ci penso, penso al terzo, al quarto, al quinto, al trentesimo. Dovete andare a piedi a Pompei se decido di fare il terzo mandato”. Al momento, però, tale possibilità non è prevista dallo statuto regionale che fissa il limite a due mandati consecutivi. Ma De Luca starebbe valutando una modifica proprio per potersi ricandidare alla guida della Campania. 

Le frecciate contro il Pd

Il governatore non ha fatto sconti al Partito Democratico guidato da Enrico Letta: “Abbiamo avuto esperienze rispetto alle quali il gruppo dirigente nazionale del Pd non pensava a quale potesse essere il dirigente o la figura amministrativa in grado, per la sua storia e per le cose fatte, di governare qualcosa, di cambiare la realtà. Questo è avvenuto fino all’ultima campagna elettorale per le regionali, dove esponenti significativi del Pd hanno lavorato per mesi per fottere De Luca e candidare Sergio Costa dei Cinque Stelle. Mica pensavano alla Campania, a chi poteva avere l’esperienza per reggere. Per mesi facevano finta di non vedere, di non sentire, e lavoravano sott’acqua”.“Questo meccanismo di selezione dei gruppi dirigenti – ha sottolineato De Luca – è quello che Gramsci definiva la storia del grande uomo e del cameriere: fare il vuoto intorno per emergere e distinguersi. Per tanti dirigenti nazionali il problema non è individuare le forze in grado di dare sostanza culturale, politica e organizzativa a un partito. La selezione dei gruppi dirigenti non avviene sulla base del radicamento che si ha nei territori”. 

Per l’ex sindaco di Salerno “ci sono dirigenti che hanno perduto nei loro territori tutto quello che si poteva perdere, e fanno i dirigenti nazionali. Oggi le funzioni dirigenti nel Pd si definiscono sulla base di logiche di correnti, di sottocorrenti e di tribù. È il punto supremo di sviluppo del correntismo.Il Pd ha assunto il peggio del Partito comunista e il peggio della Democrazia cristiana: il centralismo burocratico del Pci e il correntismo deteriore della Dc. Non ha assorbito le cose migliori, il senso dell’organizzazione e della militanza dei vecchi comunisti e la cultura della persona, del personalismo del cattolicesimo democratico, per cui a volte ci presentiamo come una banda di sciamannati, e troppi dirigenti del partito impiegano il 99% del loro tempo non ad affrontare e risolvere i problemi, ma a costruire sistemi di relazioni, a Roma soprattutto. A me questa cosa fa schifo” ha concluso De Luca.

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