Blasfemia, nasce il festival delle arti per la libertà di espressione: l'ideatrice è salernitana
Artisti uniti contro i reati di blasfemia. Evento curato e diretto da Emanuela Marmo, la quale ha riunito artisti, autori, esponenti della cultura laica, in collaborazione con la pagina pastafariana Dioscotto. Avviata una raccolta fondi che sosterrà le spese
Ceci n'est pas un blasphème è il Festival delle Arti per la libertà d'espressione. Si svolgerà a Napoli dal 10 al 30 settembre 2021 presso il PAN. Organizzato dallo staff creativo della pagina pastafariana Dioscotto, il Festival è curato e diretto dalla salernitana Emanuela Marmo, la quale ha riunito artisti, autori ed esponenti della cultura laica. Gode del supporto di diverse organizzazioni e ’Assessorato alla Cultura di Napoli, in forma di patrocinio morale, ha concesso gli spazi. L’evento, tuttavia, non beneficia di contributi finanziari, pertanto è avviata una raccolta di fondi (Crowdfunding: https://www.gofundme.com/f/sostieni-il-festival-delle-arti-censurate) che sosterrà le spese di allestimento, produzione e ospitalità. I ricavi della bigliettazione, invece, saranno devoluti in favore delle spese legali di persone processate per blasfemia.
Parla la curatrice
"Ceci n’est pas un blasphème non è solo un’esperienza che si colloca in continuità con il lavoro che ho maturato nel genere satirico, cominciando per altro proprio a Salerno con due Festival internazionali - dice Emanuela Marmo -. Mi ha dato anche la possibilità di unire arte e attivismo per un obiettivo di interesse comune e, direi, sovranazionale. Sarò circondata da ospiti appassionanti, ma reputo particolarmente significativo il contributo di alcune donne straordinarie: Cinzia Sciuto, esponente del mondo laico, filosofa e autrice di Non c'è fede che tenga; Adele Orioli, responsabile delle iniziative legali dell’Uaar; Rana Ahmed, atea in fuga e minacciata, fondatrice di un’organizzazione di soccorso per i rifugiati atei, e Maryam Namazie. Quest’ultima ha lasciato l’Iran dopo il ‘79. In tutti i paesi in cui è stata, ha lottato per i diritti delle persone, si è esposta a proprio rischio e pericolo contro la sottomissione della donna, contro la lapidazione e oggi, a Londra, si oppone alle funzioni del Consiglio islamico della sharia che nel Regno Unito, ha facoltà di giudicare in questioni familiari (matrimonio, divorzio, eredità, custodia dei figli) secondo l’Arbitration Act 1996. Ciò va a discapito soprattutto delle donne e dei bambini ed è un chiaro esempio di come, su base religiosa, si possano creare “leggi nella legge”. Namazie mi ha insegnato che i diritti e la giustizia sono destinati alle persone, non alle religioni e alle culture. L’assessora alla Cultura di Napoli ha concesso in forma di patrocinio morale il primo piano del PAN, ma l’evento è completamente autofinanziato. Da novembre è online la nostra raccolta fondi. Chi fa una donazione non sta facendo semplice beneficenza, ma sta diventando l’editore e il produttore di opere d’arte a servizio dei diritti umani. Credo che il sistema del crowdfunding sia una scelta etica, di mutua responsabilità: chi aderisce sta prendendo posizione e sta comunicando alla collettività di cosa ha bisogno. Non è un intrattenimento culturale imposto passivamente, è una scelta. Il ricavato del Festival andrà devoluto al sostegno di spese legali di persone processate per blasfemia"
Le mostre
Il Festival ruota intorno a cinque esposizioni: una sezione è dedicata a Don Zauker, creatura satirica di Daniele Caluri ed Emiliano Pagani. Don Zauker è la compiuta, accurata caricatura di un sacerdote. Il personaggio non è ridicolo alla maniera di Don Abbondio. Fisicamente, e quindi nel quadro comportamentale, incarna il tipo di uomo che il maschio medio occidentale vorrebbe essere. Don Zauker è violento, sessista, bestemmia: non fa nulla per nascondere i suoi vizi, sebbene sia un esorcista e, in quanto tale, dovrebbe essere puro e saldo. La selezione di immagini proposte, a cura degli artisti stessi, permette un viaggio nelle vicissitudini del personaggio e offrono un repertorio di visioni e ricordi dell’esperienza creativa del duo Caluri-Pagani. I subvertiser Ceffon, DoubleWhy, Hogre, Illustre Feccia, Spelling Mistakes coast lives presenteranno un progetto collettivo. Hogre e DoubleWhy sono stati denunciati per vilipendio della religione a causa di due opere: Ecce Homo erectus e Immaculata Conceptio in vitro. La prima è una violenta quanto efficace satira sul concetto di innocenza, purezza, mediata attraverso l’immagine di un maestro bianco, occidentale, bello, che “predica amore, ma…” La seconda ipotizza una similitudine tra l’immacolato ingravidamento di una vergine a opera dello spirito santo e la fecondazione in vitro. Illustre Feccia e Ceffon si confrontano con la religione ripetutamente, sdoganando le favole della santità e trasformando l’imprecazione in una posa pop. La carica della volgarità è trasfigurata in un effetto emancipatorio “di largo consumo”: una vera e propria anti-propaganda. Spelling Misakes Coast Lives, nel 2018, prese sarcasticamente posizione su un’iniziativa del ministro bavarese Markus Söder, il quale impose di appendere croci cristiane all'ingresso di ogni edificio statale. Ciò ovviamente rinnegava la separazione tra chiesa e stato e il principio di neutralità, secondo cui lo stato non dovrebbe favorire nessuna religione. L’artista, pertanto, pensò di dare il proprio contributo, inviando crocefissi a dozzine di edifici statali, insieme alle istruzioni su come appenderli: avendo posizionato il gancio di sospensione sul bordo inferiore, dovevano essere appesi a testa in giù. Per Ceci n’est pas un blasphème Ceffon, DoubleWhy, Hogre, Illustre Feccia, Spelling Mistakaes Coast Lives svilupperanno un progetto site specific. Una delle stanze del primo piano del PAN, sarà dedicata ad Abel Azcona. Video e oggetti ci scandiscono le tappe della persecuzione giudiziaria subita dall'artista a causa dell’opera intitolata Amen: la parola “pederastia” è composta con 242 ostie da lui stesso ricevute, in occasione di messe e funzioni religiose presso le chiese della sua infanzia e della sua adolescenza. L’artista ha così ripercorso un’esperienza di dolore effettivamente vissuta. Andiamo oltre la dimensione biografica. L’opera è senza dubbio di denuncia. 242 erano, infatti, i casi di pedofilia denunciati quell’anno nella Spagna del nord. L’autore fu contestato da diverse organizzazioni cattoliche, svariate denunce si sono susseguite. Nonostante i processi andassero a buon fine, i detrattori provvedevano ad avviarne altri, finché l’artista, in segno di disobbedienza civile, ha rifiutato di comparire in tribunale e si è recato in esilio a Lisbona. Infine, Giorgio Franzaroli, Malt, Pierz e Yele Maria condividono una sezione dedicata al rapporto tra la satira grafica e la religione: il repertorio di Franzaroli, carnale ed espressivo, restituisce il ritratto di un clero cinico e affarista. Malt è un artista anonimo che sperimenta strategie comunicative differenti. Alla campagna Dioscotto ha donato un’installazione urbana in continuità con quanto già fatto dai subvertiser, e una scultura, esposta una sola volta, in occasione della grande mostra di piazza organizzata nel 2019 in piazza Dante a Napoli. Malt è autore del logo del Festival. Pierz ci dice che Dio è “il migliore amico dell’uomo” e Yele ridisegna la Madonna, restituendo alla donna uno spazio di scelta e di espressione assolutamente soggettivo. Il percorso artistico è completato da una mostra documentaria che tramuta in oggetti e materiale espositivo casi giudiziari, storie di vittime e ricostruzioni di eventi. Questa sezione ospita anche la collettiva realizzata con le illustrazioni e le vignette che stanno pervenendo all’organizzazione in forma di adesione morale al Festival.
Eventi e live
Il Festival abbraccia tutte le arti. Ogni venerdì, a cura del comico satirico Daniele Fabbri e in collaborazione con TheComedyClub, sono previsti gli spettacoli di stand up comedy. Performance teatrali, musicali, reading, offriranno suggestive ed esilaranti occasioni di incontro. Grande curiosità per i talk-show condotti da Luca Iavarone che alternerà spettacolo e approfondimento, attraverso interviste, collegamenti video con l'esterno e le esibizioni musicali o satirico-teatrali degli ospiti previsti dal programma.
Attivismo e arte
Ceci n’est pas un blasphème chiede all’arte e all’attivismo per i diritti umani di incontrarsi attorno a una questione cruciale, che spesso vede diviso ed esitante lo stesso mondo laico: da quando il “sentimento religioso” è diventato un oggetto politico, il tema del rispetto si è diluito nella retorica, ma anche nella paura. La pretesa che la materia religiosa sia esclusa da qualsiasi discorso critico sfrutta una generale incompetenza nel riconoscere e leggere i codici e i livelli semantici che si stratificano in un’opera artistica. L’incapacità di cogliere i rimandi e di contestualizzare gli interventi artistici contribuisce alla criminalizzazione di manifestazioni creative spesso semplicemente satiriche o anticlericali. Gli artisti presenti, quindi, da una parte rivendicano un’occasione di libertà, dall’altra partecipano al dibattito dimostrando la rilevanza culturale e sociale del pensiero laico e anticlericale, offrendo una solida cornice per promuovere e supportare le attività delle organizzazioni che, oltre al movimento pastafariano, sostengono il Festival: Atheist Refugee Relief, Council of Ex-Muslims of Britain, Ex-Musulmani d’Italia, Iniziativa laica, MicroMega, One Law for All, Uaar. Rana Ahmed, Raffaele Minieri, Maryam Namazie, Adele Orioli, Cinzia Sciuto sono alcuni degli esponenti del mondo laico che prenderanno parola durante i talk show, raffrontando esperienze e casi.