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A Salerno si ritorna a parlare di Sabato Visco

Non quello cui il Comune di Salerno intitolò una via, e che dopo alcune “prese di posizione”, tra cui la nostra, asserì non essere il Sabato Visco firmatario del manifesto della razza nel luglio del 1938, ma il padre di un già Ministro delle Finanze

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday
A Salerno si ritorna a parlare di Sabato Visco; non quello cui il Comune di Salerno intitolò una via, e che dopo alcune “prese di posizione”, tra cui la nostra, asserì non essere il Sabato Visco firmatario del manifesto della razza nel luglio del 1938, ma il padre di un già Ministro delle Finanze, l’on. Vincenzo Visco.
Questa volta si parla proprio di quel Sabato Visco, cui Moked, il portale dell’ebraismo italiano, dedica questa parole: “Visco fu una figura di primo piano dell’antisemitismo fascista: fu capo dell’Ufficio per gli studi e la propaganda sulla razza del Minculpop e membro del Consiglio superiore della demografia e della razza e girò in lungo e in largo l’Italia per diffondere il verbo razzista. In un intervento alla Camera, nella primavera del 1939, dichiarò che l’università italiana perdeva i docenti ebrei «con la più serena indifferenza», e che anzi ne guadagnava in «unità spirituale»”.
“La Stampa” nel presentare il testo del c.d. Manifesto della razza, afferma che “Pende e Visco, i due più autorevoli firmatari del Manifesto”, erano “sostenitori del nazional–razzismo“,”dottrina intimamente connessa ai concetti di nazione, di civiltà e popolo che condivide lingua, storia, cultura e tradizioni: secondo questo filone, solo chi è nato in Italia da genitori e da progenitori italiani, solo chi ha respirato sempre aria italiana può dirsi italiano. È il concetto di stirpe: la comunità nazionale è una famiglia allargata legata sì da vincoli biologici, ma anche da una storia, da un territorio, da valori comuni”. Una posizione ampiamente coerente con gli spacciatori attuali delle posizioni filorazziste.
Il motivo di questa ripresa di interesse per Sabato Visco è la pubblicazione di un libro “Pensare il futuro” di Vincenzo Pepe (vedi la Città del 21/8/2018), il quale avrebbe scoperto che il suddetto Sabato Visco avrebbe creato le premesse della Dieta mediterranea, e per questo meriterebbe i riconoscimenti che la sua adesione al fascismo non gli ha fatto tributare.
Non sta a noi dire se gli studi di Visco sugli stili alimentari del Meridione che portarono a riconoscere il valore del frumento nella dieta e nelle razioni giornaliere dei cilentani, sono premessa fondamentale della dieta mediterranea , ma affermare che questo tipo di ricerche rende il grande contributo di Ancel Keys nello studio della dieta mediterranea, solo come quello di un “abile pubblicitario” in grado di averla resa famosa in tutto il mondo, è una spiegazione che appare certamente ultronea.
Ma anche se fosse vero questo rapporto fra gli studi di Visco e quello di Keys, non si può dimenticare che cosa ha significato nella storia dell’umanità la politica razzista introdotta da quel Manifesto della razza, ed ora riconosciuto chiaramente legata alle posizioni personali di Mussolini.
Possiamo dimenticare i tanti, migliaia di ebrei italiani, e non solo loro, ospiti dei campi di concentramento e passati nelle camere a gas? 
E possiamo, specie oggi che il Presidente della Repubblica ha portato nel Parlamento italiano Liliana Segre a rappresentare questo tragico momento della storia italiana, ancora ancorare l’attività di un pur piccolo Comune della provincia ad una iniziativa passatista, quale è quella di riabilitare Sabato Visco?
Perché vale la pena anche ricordare come  Sabato Visco ebbe a riciclarsi dopo la fine della II Guerra Mondiale “grazie all'abilità nel trovare appoggi all'interno dei maggiori partiti politici italiani riciclandosi come antifascista” (vedi “Dalla Scienza alle politiche alimentari e nutrizionali | FOSAN”, e Paolo Mieli, Il riciclaggio dei docenti: da antisemiti a democratici, Corriere della Sera, 15 giugno 2010, 44-45).
L’Associazione “MEMORIA IN MOVIMENTO” considera queste iniziative solo come ulteriori “passi” in avanti per sdoganare ulteriormente nella nostra società e nelle sue normative il fascismo e il razzismo. Ora la misura è colma. Tutto ciò deve finire e le forze democratiche politiche, sindacali, associative devono reagire unitariamente e in piazza. Favoriremo qualsiasi iniziativa e qualsiasi proposta che andranno in questa direzione.

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