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Bypass aortocoronarico: il Ruggi al secondo posto in Italia per numero di interventi

Doveecomemicuro.it ha realizzato un'indagine sugli ospedali italiani più performanti per volume di ricoveri per infarto miocardico acuto, per numero di interventi di bypass aortocoronarico e per volume d'interventi di angioplastica coronarica

L'Azienda Ospedaliera OO. RR. San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona è il secondo ospedale in Italia per interventi di bypass aortocoronarico: questo è quanto risulta dallo studio effettuato da www.doveecomemicuro.it. Il portale di public reporting sanitario, ha realizzato, infatti, un'indagine sugli ospedali italiani più performanti per volume di ricoveri per infarto miocardico acuto, per numero di interventi di bypass aortocoronarico e per volume d'interventi di angioplastica coronarica.

Lo studio

A livello nazionale, 4 presidi campani sono presenti nelle classifiche. Per quanto riguarda l'infarto miocardico acuto, l'Azienda Ospedaliera A. Cardarelli di Napoli è al 3° posto in Italia con 853 ricoveri eseguiti nel 2018. Riguardo al bypass aortocoronarico, l'Azienda Ospedaliera OO.RR. San Giovanni di Dio e Ruggi di Salerno è al 2° con 305 interventi. Quanto all'angioplastica coronarica, la Clinica Mediterranea di Napoli è al 2° con 1201 interventi e la Casa di Cura Montevergine di Mercogliano (AV) è al 5° con 1079 interventi.

Il commento

"In base alle evidenze scientifiche, un maggior numero di casi trattati da una struttura sanitaria ha un impatto significativo sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Perciò, il Decreto ministeriale sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera (DM 70/2015) fissa delle soglie minime al di sotto delle quali il rischio di esiti negativi aumenta notevolmente": ha spiegato Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico di www.doveecomemicuro.it.

I numeri in Campania

In Campania, le strutture pubbliche o private accreditate che nel 2018 effettuano ricoveri per infarto miocardico acuto sono 47 (86 considerando anche quelle sotto i 10 volumi). La soglia ministeriale di minimo 100 ricoveri annui è ottenuta dal 68% degli ospedali, pari a 32. A rispettare tutti e 3 i valori di riferimento (volume uguale o superiore ai 100 interventi annui, mortalità a 30 giorni dal ricovero uguale o inferiore all'8% e PTCA entro 48 ore dal ricovero uguale o superiore al 45%), invece, è il 17% dei centri, pari a 8.

Quanto al bypass aortocoronarico, le strutture che eseguono almeno 5 interventi annui sono 9. Il valore di riferimento ministeriale di minimo 200 interventi l’anno è rispettato dal 33,3% dei centri, pari a 3. A rispettare entrambi i valori di riferimento (volume uguale o superiore ai 200 interventi annui e mortalità a 30 giorni dal ricovero uguale o inferiore all'1,5%) è il 22,2%, pari a 2 centri. (Nel 2012 le strutture che eseguivano almeno 5 interventi di bypass erano 9. Il 44,4% di esse, pari a 4, rispettava la soglia ministeriale riguardo al volume. Nessun centro, invece, rispettava entrambi gli standard ministeriali).

Le strutture pubbliche o private accreditate che effettuano interventi di angioplastica coronarica sono 40 (46 considerando anche quelle sotto i 10 volumi). Il valore di riferimento ministeriale di minimo 250 interventi l’anno è rispettato dal 50% dei centri, pari a 20. (Nel 2012 le strutture che eseguivano almeno 10 interventi di angioplastica erano 33. Il 48,5%, pari a 16, rispettava la soglia ministeriale riguardo al volume).

Quanto alla quota di residenti che scelgono di farsi curare nella Regione, per ciò che concerne l'infarto miocardico acuto si attesta al 96,3%, per il bypass aortocoronarico al 92,2% e per l'angioplastica coronarica al 94,7%.

Un dato nazionale positivo emerso dal confronto delle edizioni del Programma Nazionale Esiti relative agli anni 2012 e 2018 è il calo di ricoveri per infarto miocardico acuto che in 6 anni hanno registrato un -7,6%.

"Questo risultato dipende in gran parte dalle strategie di prevenzione cardiovascolare e dalla consapevolezza sempre più diffusa dell’importanza di avere stili di vita corretti": ha spiegato Marco Di Eusanio, Direttore della Cardiochirurgia dell’AOU Ospedali Riuniti di Ancona. "La riduzione dei ricoveri, in particolare per quanto riguarda gli infarti STEMI, i più urgenti, si deve molto anche all’efficacia dalla prevenzione farmacologica con statine, antiaggreganti e al miglior controllo dell’ipertensione arteriosa": ha aggiunto Gian Piero Perna, Direttore del reparto di cardiologia del medesimo ospedale.

Infarto, bypass e angioplastica: dove operarsi in Campania?

I ricoveri per infarto miocardico acuto in Italia sono calati del 7,6% tra il 2012 e il 2018 mentre la mortalità media a 30 giorni è scesa dal 9,98% all’8,03%; quanto allo standard di 100 ricoveri annui, è rispettato dal 61,9% degli ospedali; la soglia di 200 interventi di bypass aortocoronarico è raggiunta dal 27,7% dei centri mentre il valore di 250 interventi di angioplastica coronarica è ottenuto dal 58,8% delle strutture. Su www.doveecomemicuro.it le classifiche regionali degli ospedali più performanti per volume (fonte: PNE 2019 riferito al 2018). Al 1° posto per numero di ricoveri per infarto miocardico acuto c’è l’Azienda Ospedaliera A. Cardarelli di Napoli, per il bypass c’è l’Azienda Ospedaliera OO.RR. San Giovanni di Dio e Ruggi di Salerno mentre per l’angioplastica c’è la Clinica Mediterranea di Napoli

Un dolore toracico improvviso che si protrae per oltre quindici minuti. È tra le avvisaglie più comuni di un infarto miocardico acuto (IMA), una patologia la cui mortalità, durante la prima ondata Covid-19 è più che triplicata rispetto allo stesso periodo del 2019 (in base a un recente studio della Società Italiana di Cardiologia). Un dato, questo, legato però al momento di grande emergenza che stiamo vivendo e in controtendenza rispetto all'andamento degli ultimi anni. Confrontando le edizioni del Programma Nazionale Esiti di Agenas relative agli anni 2012 e 2018 si osserva, infatti, una significativa riduzione della mortalità media a 30 giorni dal ricovero per IMA scesa dal 9,98% del 2012 all'8,03% del 2018 (Fonte: PNE 2019, con cui è stato recentemente aggiornato il portale di public reporting sanitario www.doveecomemicuro.it). Ma questo non è l'unico aspetto positivo che riguarda l'infarto miocardico acuto, evento patologico che rientra nel gruppo delle cardiopatie ischemiche: prima causa di morte in Italia.

Interventi di bypass in calo, angioplastica in aumento

Delle procedure di bypass aortocoronarico (isolato), secondo i dati disponibili, nel nostro Paese ci si avvale sempre meno: gli interventi da 14.939 nel 2012 sono infatti scesi a 13.248 nel 2018. "Questa riduzione si deve in parte all’aumento d’interventi di bypass non isolati, cioè eseguiti in combinazione con altri interventi vascolari, e in parte all’incremento delle procedure di angioplastica coronarica per il trattamento della coronaropatia ischemica": spiegano gli autori del report PNE 2019. "Il bypass aortocoronarico resta comunque uno degli interventi più eseguiti in cardiochirurgia. Rispetto all'angioplastica coronarica, nei pazienti con severa e diffusa coronaropatia, diabete mellito, ridotta funzione contrattile del cuore e in presenza di complicanze come la restenosi intrastent, cioè il riformarsi del restringimento nel punto dove è stato impiantato uno stent, è associato a migliori risultati in termini di sopravvivenza e a un minor rischio di successivi eventi cardiaci e re-interventi": precisa Marco Di Eusanio.

Riguardo all'angioplastica coronarica si registra, invece, un aumento degli interventi, passati da 112.919 nel 2012 a 123.935 nel 2018 (il dato della Sicilia è stato escluso dal calcolo per poter operare un confronto tra il 2012 e il 2018 visto che il PNE 2019, relativo al 2018, non lo comprende).

“Va detto che durante la prima ondata Covid-19, il ricorso a queste procedure salvavita - angioplastica e bypass - è calato in modo significativo in tutta Italia specialmente nei territori più colpiti, dove la riduzione è stata anche del 40%. A diminuire sono stati soprattutto gli interventi elettivi-programmabili. Inoltre, è aumentato del 39% circa il tempo intercorso tra l'inizio dei sintomi di un IMA e la riapertura della coronaria. Per paura di contrarre il virus tanti cardiopatici hanno ritardato o rinunciato all'accesso in pronto soccorso: i ricoveri per infarto - in base allo studio della SIC - sono infatti diminuiti del 60% circa. La raccomandazione a quanti in questa seconda ondata della pandemia si dovessero trovare in una situazione simile è di contattare immediatamente il 118. Le chiamate per sintomi cardiaci al numero di emergenza, secondo quanto riferisce l'Agenzia Regionale di Sanità Toscana, si sono infatti ridotte progressivamente a partire da fine febbraio 2020”, dice Gian Piero Perna.

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