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Cronaca Angri

Angri, sequestro di case e ville: il processo è da rifare

La Corte di Appello di Napoli dovrà nuovamente decidere sui beni di proprietà confiscati ad Adele Montella, moglie dell'angrese Domenico Chiavazzo, e genero del boss Carlo Montella. Lo ha deciso la Cassazione, chiedendo maggiori approfondimenti

La Corte di Appello di Napoli dovrà nuovamente decidere sui beni di proprietà confiscati ad Adele Montella, moglie dell'angrese Domenico Chiavazzo, e genero del boss Carlo Montella. Lo ha deciso la Cassazione, che ha rigettato il ricorso del 38enne condannato nel 2011 per associazione per delinquere finalizzata all'usura e all'estersione. E raggiunto nel gennaio 2015 da una provvedimento di confisca dei beni, a firma della Dia, per un valore di 1,5 milioni di euro ad Angri. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto fondata la tesi della consorte di Chiavazzo. 

La storia

I fatti risalgono a due anni fa, quando a Chiavazzo furono confiscati due capannoni ed un terreno nel comune di Angri, tra cui una villa con piscina dove l'uomo abitava insieme alla famiglia. Il 1 febbraio di quest'anno la Corte d'Appello aveva rigettato i ricorsi del 38enne e della moglie che avevano chiesto di annullare la misura di prevenzione patrimoniale della confisca. Ma la Cassazione ha ora ritenuto fondate le motivazioni presentate dagli avvocati, che hanno puntato ai costi sostenuti per la realizzazione dell'abitazione nell'arco di un decennio. Per i giudici, la moglie di Chiavazzo era indipendente dal punto di vista economico nonostante la "pericolosità sociale" di "Mimmuccio 'a Satriana". Circostanza non approfondita nel dettaglio dal tribunale di Salerno, in particolare sulla provenienza dei soldi e la realizzazione dell'immobile. E dunque, contestando l'intestazione fittizia di beni senza approfondimenti che ora dovrà svolgere, dopo la decisione della Corte Suprema di Cassazione. A farlo sarà la Corte di Appello di Napoli

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