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Cronaca Angri

Bombe nei cantieri per imporre il racket, Antimafia chiede pene alte per gli imputati

La requisitoria della procura si è svolta giorni fa, dinanzi al tribunale di Nocera Inferiore. A rischiare dure condanne padre e figlio, più una terza persona, residente nel napoletano

Chiesti 22 anni di carcere totali per tre imputati, coinvolti in un’inchiesta sul racket eseguito a suon di bombe. La requisitoria della procura si è svolta giorni fa, dinanzi al tribunale di Nocera Inferiore. A rischiare dure condanne padre e figlio, più una terza persona, residente nel napoletano. I primi due - secondo le accuse - avevano organizzato un sistema per imporre il terrore alle proprie vittime, in particolare imprenditori edili, per ottenere il pagamento del pizzo, muovendosi quali esponenti di un clan di camorra con metodo analogo e uso di armi. Tra le accuse, quella di aver piazzato ordigni esplosivi contro dei cantieri, rivendicando il messaggio con chiamate anonime e messaggi. 

L'indagine

L’invito era sempre quello di rivolgersi a loro, «per ottenere autorizzazioni rivolgendosi a chi di dovere». Ad un costruttore fu indicata anche la cifra, pari a 50mila euro, per un lavoro commissionato da Rete Ferroviaria Italiana. Nel settembre 2016 un giovane, rimasto ignoto, arrivò a bordo di una 500 bianca sul cantiere chiedendo il numero del titolare, e poco dopo arrivò una telefonata per chiedere un appuntamento. L’incontro avvenne tempo dopo: uno degli imputati giunse in moto: «State lavorando da parecchio a questo cantiere, io sono da poco uscito dal carcere e sto ai domiciliari, non dovrei essere qui, vengo a nome dei Galasso-Fontanella, avete sentito il fatto della bomba di Angri... Non ti sto chiedendo l’estorsione ma mi devi fare un regalo». Ancora, in un’altra occasione lo stesso ribadiva il concetto: «Non apparteniamo ai Galasso, ci stiamo noi sulla zona, ci dovete un regalo». L’uomo, che risponde anche di ripetute evasioni, avrebbe intimidito un debitore rivendicando del denaro per precedenti prestiti e affari di droga. Un terzo imputato, invece, risponde di cessione e detenzione di armi, per un incontro di vendita riguardo una pistola con uno degli altri soggetti in attesa di giudizio. Padre e figlio sono accusati di aver fatto da complici, il primo come intermediario in una estorsione e il secondo, invece, nell’esecuzione di una intimidazione criminale. Il 5 giugno è prevista la discussione degli avvocati difensori, poi la sentenza

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