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Cronaca Angri

Minacciò camionista in autostrada con una pistola: indagine chiusa

L'uomo, 43enne calabrese ma residente a Reggio Emilia, fu arrestato in autostrada all'altezza di Scafati. Poco prima aveva minacciato il conducente di un tir con una pistola, colpevole di aver effettuato una manovra pericolosa. In auto aveva anche un fucile

La Procura di Nocera Inferiore ha chiuso le indagini su G.R. , 43enne calabrese, accusato di minaccia e detenzione di arma da fuoco. Era il dicembre scorso, quando l'uomo - in viaggio con la sua famiglia, portava con se anche una pistola e un fucile. La polizia stradale di Angri lo arrestò in autostrada, dove l'uomo si era fermato per una sosta lungo una piazzola. Con lui c'erano anche la moglie e la figlia. Nel momento in cui si era rimesso in marcia, ebbe una discussione con un camionista che, stando alla sua versione, lo aveva sfiorato con una manovra pericolosa e azzardata. Con il rischio di colpirlo. A quel punto G.R. aveva estratto una pistola dal marsupio, agitandola verso l'autista del tir. Un'azione che spinse l'altro conducente ad allertare il 113, con la polizia stradale di Angri che fermò l'uomo all'altezza di Scafati.

Con la successiva perquisizione, gli agenti scoprirono nel veicolo una pistola - quella impugnata a mò di minaccia - e un fucile custodito nel portabagagli. Con l'hobby per la caccia e in possesso del porto d'armi, l'uomo fu arrestato perchè il fucile non risultava regolarmente detenuto. Seppur senza precedenti, il gip convalidò l'arresto come chiesto dal sostituto di turno Ernesto Caggiano, disponendo però il regime dei domiciliari nel comune di residenza, ovvero Reggio Emilia. Durante l'interrogatorio, G.R. disse di aver trovato quel fucile lungo la piazzola di sosta, dove si era fermato poco prima. Una versione ritenuta non credibile, tanto da spingere il magistrato a disporre nuove indagini per stabilire la provenienza dell'arma e verificare eventuali collegamenti tra il 43enne e ambienti criminali. Circostanza, quest'ultima, che non ha avuto però alcun riscontro dopo la conclusione dell'attività investigativa. Sulle minacce rivolte al camionista, l'indagato - difeso dall'avvocato Carmela Bonaduce - aveva invece spiegato di aver reagito in quel modo, avendo avuto timore per la sua incolumità e per quella della famiglia. Con la chiusura delle indagini, la procura si appresta a chiederne il rinvio a giudizio. L'indagato avrà facoltà di chiedere di essere nuovamente sentito dal magistrato

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