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Cronaca Angri

Minacce davanti ai figli piccoli: il retroscena dietro l'arresto degli angresi

Un'estorsione, una seconda tentata, poi minacce anche davanti ai figli piccoli fino all'incendio di un automezzo. Due delle tre persone arrestate due giorni fa, sono state beccate dai loro colloqui in ospedale, dopo essere stati feriti a colpi di pistola

Estorsioni, minacce davanti a bambini piccoli, un incendio, colloqui in ospedale e reazioni di pancia culminate in un agguato di fuoco. Sono questi i retroscena dietro i tre arresti effettuati dal Nucleo Investigativo carabinieri di Nocera Inferiore la scorsa notte. In carcere sono finiti Rosario Rega, 36enne di Angri, Luigi Coppola, 36enne nocerino, e Luigi De Martino (per lui arresti domiciliari). A firmare l'ordinanza cautelare il gip Giovanna Pacifico. Le indagini della Procura risalgono all'anno scorso, al 23 luglio precisamente, quando Giuseppe Palo - presumibilmente insieme al figlio Antonio, la cui posizione è in fase di valutazione davanti al gip - esplose diversi colpi di pistola all'indirizzo di Rega e Coppola all'esterno di un bar. Con gli arresti di quelli che erano risultati essere i due feriti, si è scoperto ora il movente di quel gesto. E cioè, l'incendio di alcuni automezzi di proprietà di due persone amiche di Palo, insieme a due tentate estorsioni. Tutto questo, dopo la denuncia di due persone, presentate qualche giorno dopo la sparatoria in via Madonna delle Grazie. Il primo episodio ricostruisce i contorni della vendita di un macchinario edile da parte di Rega. Dopo aver parlato con Palo, Rega scopre che c'è una persona interessata all'acquisto del macchinario. Lui e l'acquirente concordano un giorno per vedere il macchinario, ma quest'ultimo rifiuta, non fidandosi del posto indicato e delle voci che giravano su Rega. L'11 luglio ques'tultimo, insieme a Coppola e De Martino, si reca presso l'officina dell'acquirente, ma non lo trova. Va via contrariato e afferma: «Adesso prendo una latta di benzina e do fuoco a tutto quanto c’è qui». Parole che vengono udite dalla moglie dell'uomo interessato all'acquisto. Qualche ora dopo, la famiglia si accorge di un incendio che distrugge la cabina di un mezzo Iveco. 

Il giorno dopo Rega ritorna nello stesso luogo e incontra la vittima. «Io non voglio perdere soldi per la mancata vendita dell’impastatrice - dirà - Non solo ti incendio il camion, ma metto a te e tutta la tua famiglia nella cabina, dopo di che ti sparo in bocca e ti do fuoco». Il titolare è costretto a consegnargli 200 euro in contanti, intimando di non farsi più vedere. L'uomo si decise a denunciare tutto solo dopo aver saputo dell'agguato di fuoco. Ai carabinieri spiegò di aver avuto paura di ritorsioni. Allo stesso Rega aveva detto di aver subito un danno di 10.000 euro per l'incendio del camion.  

Il secondo episodio riguarda invece un'altra tentata estorsione, verso un'altra persona. La vittima raccontò ai carabinieri: «Sentii un clacson, aprii e c’era Rosario Rega con due sconosciuti, con una vespa nera. Volevano settemila euro, poi ridotti a duemila. «O mi dai i soldi o ti incendio l’abitazione o addirittura ti sparo». Ma tra i due non vi sarebbe stato alcun credito vantato, come invece sosteneva Rega. E' in questo momento che entra in gioco Giuseppe Palo, amico della prima vittima, che si reca il 23 luglio scorso fuori al bar ad Angri, chiedendo a Rega il perchè di quell'incendio. In quel momento, il 36enne è insieme a Luigi Coppola. Rega gli replica con queste parole: «Così come ho fatto con loro faccio anche con te», per poi sferrargli due pugni al volto. Palo incassa, torna indietro e si arma di pistola, dopo aver fatto salire su di uno scooter un albanese, Adrian, chiedendogli di guidare. I due si conoscevano. Per la Procura, invece, Palo era sullo scooter con il figlio. Dopo poco, con l'albanese alla guida dello scooter, Palo ritorna all'esterno del bar e spara all'indirizzo di Rega e Coppola. Da lì la storia è nota: padre e figlio furono arrestati in pochi giorni, con l'accusa di tentato omicidio. I carabinieri, ascoltando in ambientale i due feriti in ospedale, capiscono che i due si erano macchiati del reato di estorsione. Nel commentare l'agguato di fuoco di cui fu vittima, Rega si mostrò stupito, negando davanti ai familiari di aver incendiato l'autocarro di una delle due vittime: «Mi ha mandato a sparare, io non gli ho fatto niente. Ma ora che non sono morto, ti u trattori li aggiusti più? Fammi capire. Io credo che non stai tranquillo, non ci vuole niente, il crick se ne scende e ti finisce il trattore in capa, quello Gesù Cristo è grande». Facendo intuire, con queste parole, che la prima delle due vittime avrebbe dovuto temere per la sua vita. I tre sono stati arrestati la scorsa notte (con De Martino ai domiciliari, perchè solo fisicamente presente in un'occasione). Nei prossimi giorni compariranno davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia

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