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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Salerno, appalti truccati alla provincia: quindici arresti

Terremoto a palazzo Sant'Agostino: quindici persone sono state arrestate dai carabinieri per aver "manipolato appalti pubblici". Tra i fermati Gennaro e Giovanni Citarella, presidente della Nocerina

Terremoto alla provincia di Salerno: quindici persone, accusate di aver manipolato oltre 130 appalti banditi dall'ente nel periodo tra il 2001 e il 2008, sono state tratte in arresto (nove in carcere e sei ai domiciliari) dai carabinieri del ROS di Salerno tra le province di Napoli, Salerno, Caserta ed Avellino. Le indagini riguardano oltre 300 imprenditori campani che, con la complicità di alcuni dipendenti di palazzo Sant'Agostino, avrebbero manipolato delle gare d'appalto. Gli indagati, si apprende, dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione e falso in atto pubblico.

L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, su richiesta della locale DDA. L'indagine, condotta dai carabinieri del ROS e denominata "Due Torri", è iniziata nel 2007. Questa la nota stampa emessa dal procuratore della Repubblica di Salerno Franco Roberti: "Il cartello d’imprese, attivo sin dall’anno 2002, era articolato su due livelli: il primo, sovraordinato, composto da pochi imprenditori capicordata, diretto dai noti cugini salernitani Citarella Gennaro e Citarella Giovanni (quest’ultimo figlio del defunto Citarella Gennaro, imprenditore nocerino ucciso nel 1990 in un agguato camorristico, ritenuto appartenente all’organizzazione camorristica Nuova Famiglia), promotori dell’organizzazione e trait d’union con i soggetti istituzionali; il secondo, composto da un numerosissima schiera di imprese satellite facenti capo ai primi, che si aggiudicavano sistematicamente gli appalti indetti dall’amministrazione provinciale di Salerno con il ricorso al cosiddetto sistema delle cordate, caratterizzato dalla partecipazione alle gare di un consistente numero di società compiacenti, le cui offerte, concordate a tavolino, determinavano la percentuale di ribasso vincente, che talvolta sfiorava anche il 40% della base d’asta, recuperata poi con l’impiego di materiali scadenti, che in sede di collaudo venivano ritenuti idonei dai tecnici compiacenti, ovvero attraverso la mancata realizzazione anche di intere porzioni di lavoro".

Franco Roberti prosegue: "In particolare il sodalizio, avvalendosi della corruzione di numerosi tecnici dell’amministrazione provinciale di Salerno, appartenenti all’Ufficio Gare o direttori dei lavori, aveva realizzato la sistematica turbativa di tutte le gare d’appalto bandite da quella amministrazione, spartendosi a tavolino i lavori, mediante la commissione di una serie di illeciti funzionali a celarne l’illecita distribuzione. L’organizzazione si era evoluta nel tempo, passando dalle iniziali 64 società, che nell’anno 2005 avevano partecipato a 45 gare bandite dalla provincia di Salerno (aggiudicandosene 35), alle 156 dell’anno successivo, fino a raggiungere, nel biennio 2007-2008, una stabile configurazione, caratterizzata dalla presenza di 7 capicordata, gli imprenditori arrestati Citarella Gennaro, Citarella Giovanni, Ruggiero Giuseppe, Di Sarli Luigi, Spinelli Federico; Botta Giovanni e Zangari Emanuele e da oltre 250 società che, solo nell’anno 2007, avevano preso parte a 38 gare, bandite con procedura semplificata (licitazione privata), aggiudicandosene 25, nonché a numerosissime altre gare bandite con diversa procedura (somma urgenza e/o ad evidenza pubblica), aggiudicandosene la maggior parte. Come anzidetto, ciò avveniva con la complicità di numerosi funzionari corrotti dell’amministrazione provinciale di Salerno, tra cui Orefice Raffaele e De Luca Franco Pio, entrambi destinatari dell’ordinanza cautelare, nonché di un provvedimento di sequestro preventivo, ai fini della confisca di denaro e titoli di credito, per l’ammontare complessivo, anche per equivalente, di 120mila Euro".

Il procuratore della Repubblica di Salerno aggiunge: "Il 16 maggio 2008, con una serie di perquisizioni presso le sedi delle società indagate, seguite il successivo 27 febbraio 2009 da ulteriori 12 perquisizioni nei confronti di altrettanti tecnici della provincia di Salerno, erano stati acquisiti fondamentali elementi di riscontro documentale inerenti gli innumerevoli illeciti commessi dall’organizzazione indagata. Con tre informative successive, il ROS. ha refertato a questa Procura Distrettuale Antimafia la complessa attività di verifica di oltre 170 gare d’appalto bandite dall’amministrazione provinciale di Salerno nel periodo 2001-2008, denunciando l’illecita ingerenza del sodalizio in oltre 130 lavori pubblici, in relazione ai quali, sia le procedure di gara, sia la realizzazione e liquidazione contabile delle opere, risultavano viziate dalla reiterata e metodica commissione di innumerevoli delitti".

E ancora: "Veniva altresì circostanziato il quadro accusatorio a carico dei promotori, degli appartenenti e dei principali fiancheggiatori dell’associazione, sottoponendo al vaglio dell’autorità giudiziaria la posizione di oltre 300 indagati, responsabili di 302 società, che a diverso titolo avevano concorso nella commissione dei seguenti delitti: “Turbata libertà degli incanti”; “inadempimenti di contratti in pubbliche forniture”; “frode nelle pubbliche forniture”; “corruzione per un atto d’ufficio”; “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”; “abuso d’ufficio”; “rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio”; “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”; “falsità in registri e notificazioni”; “falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico”; violazione delle norme relative al sub-appalto ex art. 118 D. Lgs 12 aprile 2006 nr. 163 “codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture” ed altri illeciti minori".

Franco Roberti conclude: "Questo ufficio, nel novembre 2011, ha richiesto all’ufficio del giudice per le indagini preliminari l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 52 soggetti, tra cui i promotori ed i principali imprenditori aderenti al cartello d’imprese, nonché numerosi funzionari e tecnici della provincia di Salerno. Il giudice per le indagini preliminari, pur concordando sulla sussistenza e gravità del quadro indiziario, dato il lungo tempo trascorso dall’accertamento dei reati “fine” dell’organizzazione, ha ritenuto essere venute meno le esigenze cautelari, applicando la misura restrittiva solo a carico del gruppo “centrale” di imprenditori (capicordata e promotori dell’organizzazione) e dei due tecnici provinciali per i quali era stato contestato anche il delitto associativo. L’indagine, in conclusione, ha fatto luce su un articolato ed insidioso sistema criminale, creato da un nucleo di imprenditori contiguo ad ambienti camorristici, da impresari senza scrupoli e da impiegati pubblici corrotti, funzionale all’illecita spartizione di ingenti capitali pubblici, che ha di fatto azzerato per molti anni la libera concorrenza. E’ risultata altresì inficiata, anche a rischio dell’incolumità dei cittadini, la qualità di numerose ed importanti infrastrutture pubbliche, costruite in dispregio delle corrette regole costruttive".
 

 

 

 

 

 

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